E’ un bel periodo, o brutto, dipende dai punti di vista. Comincia l’autunno, soffro per il cambio di stagione, pur avendo molto sofferto l’estate. D’altro canto l’erba del vicino è sempre la più verde, soprattutto per noi che amiamo lamentarci.
Ho più di sempre mille cose da fare: il lavoro che pare ripartito, i racconti da finire per il Calvino, la bozza della MOM da finire di correggere, La cognizione del dolore che sembra non finire mai. Domani comincio pure il corso all’Università, come ci fosse bisogno di qualcosa per riempire il tempo.
Ho come sempre mille cose da pensare: come trovare i soldi per il computer nuovo, come applicare al mal di pancia la terapia che ha funzionato per l’ansia, come organizzarmi per sistemare le cose che van sistemate in questa casa, cambiare o non cambiare lavoro.
Eppure in tutto questo, che mi riempie le giornate e buona parte delle notti (grazie all’insonnia che mi rincoglionisce ma almeno mi regala un po’ di tempo in più) c’è solo una cosa di cui mi importerebbe. Ma il coraggio di dirla, o di farla, è all’ultimo posto della mia To do list. Eppure basterebbe così poco.
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