Riflessioni a margine di una settimana particolare, in cui si è molto parlato di uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo e quaraquaquà (Sciascia docet).
Pare che chi ha il pane non abbia i denti: chi ha un moroso, chi ne ha due, chi ne ha tre, e non son contente. Chi invece non ce l’ha lo vorrebbe, perchè sembra, e dico sembra, che la realizzazione di una donna, oggi come 200 anni fa, passi necessariamente per il fatto di avere accanto un uomo, e non son contente.
Beh, ecco come stanno le cose per me. Ho il mio lavoro, la mia vita, i miei amici, i miei interessi, le mie attività. Un sacco di idee e poco tempo per realizzarle. E’ vero che la domenica spesso mi intristisco e mi annoio, ma annoiarsi in due non è mica una soluzione. Sono una donna mediamente soddisfatta della sua esistenza, con un sacco di fisime, un pessimo carattere, e una deliziosa tendenza a cercare, dopo i momenti conviviali, degli spazi per me, per stare da sola, per pensare e per pensarmi, per fissare nella mente le cose belle che succedono e cercare di non dimenticarle, e per ragionare su quelle brutte e far sì che diventino lezioni da apprendere, e non solo accidenti della sfiga.
Non so se sono una donna realizzata, non mi ci sento ancora del tutto, ma sono certa che la mia realizzazione personale, come cittadina e come donna, passa SOLO attraverso me. Avere o no un compagno non cambia il mio modo di vedermi nel mondo, non cambia il mio modo di sentirmici dentro. Anzi, quando lo ha cambiato è stato in peggio.
E’ pieno il mondo di mezzi uomini, di ominicchi e di quaraquaquà. Ad accontentarsi ne trovi a palate, suppongo (non lo so veramente, perchè non avendoli mai cercati non ho un’idea precisa di cosa offra il mercato). Ma perchè una si dovrebbe accontentare? Solo perchè ha quasi 40 anni? Solo per guardare i film con qualcuno invece che da soli la domenica? Solo per poter avere uno qualsiasi con cui farsi vedere in piazza invece di andarci serena, da sola, con le mani in tasca?
Grazie, passo. Di mediocri ho già fatto qualche esperienza. E l’ho pagata, non tanto nei confronti della vita quanto nella misura della perdita della stima di me stessa, per il fatto di avere sbagliato così tanto le mie valutazioni e di non essermene nemmeno accorta. Non mi interessa più. Non ho energie da buttare nel niente.
Di fronte a un Uomo, a uno che valga davvero la pena, posso cambiare idea, posso fare carte false, posso accettare cose che avrei pensato inimmaginabili, sono certa di poter amare anche il tempo che mi separa da lui, posso perfino abdicare a qualche solitudine, ma non a tutte: vorrò sempre un tempo e uno spazio che sia solo mio, non credo più alla simbiosi. Ma di fronte a un ominicchio, sinceramente, non mi alzo nemmeno dalla sedia se mi suona il campanello di casa.
Non esiste il meglio assoluto, ma non mi interessa nessuno che valga meno di quello che credo sia il meglio per me.
E, sia chiaro, non è che me la tiro, è che il rispetto per me vale più di un partner mediocre da presentare in società.
Come diceva il vecchio adagio, meglio soli che tristemente accompagnati.
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