Il mio specchio è io ci conosciamo di vista. Ci passo davanti mentre mi lavo i denti, ma non lo guardo e non mi guardo. È un oggetto che ci deve essere ma potrebbe mancare per l’attenzione che gli dedico. Al massimo lo uso per controllarmi i nei sulla schiena, che senza non potrei vedere. Di sicuro è evidente che non mi serve a pettinarmi. Io comunque mentre compio gesti meccanici, cone lavarmi i denti o passarmi la crema, uso quel tempo per pensare ad altro. Che ho sempre troppo poco tempo per pensare. Il giorno della befana ero a rallentatore. Una notte insonne alle spalle, mi ero addormentata alle 7 del mattino dopo aver passato la notte a cercare inutilmente di dormire. Avevo delle borse sotto agli occhi che sembravano quelle blu di ikea . I capelli sparati con le ciocche bianche che iniziano a vedersi, finalmente. Mi sono guardata e mi sono vista tutti i miei 48 anni, anche se di solito mi dico ben portati. E all’improvviso ho pensato che se sono fortunata ho già trascorso i due terzi della mia vita. Che io non posso invecchiare troppo. E che questi quasi 50 sono stati anni belli, in fondo. Ma inutili, nel complesso. Certo, ho comprato una casa piena di libri di carte e di polvere. Ho riempito la mia testa di informazioni. Ho costruito relazioni amicali importanti, ho conosciuto un po’ il mondo. Mi sono capita, così a fondo da essere certa di non essermi nascosta nulla. Ma nom ho scritto il mio libro, ho un rapporto ambivalente col mio lavoro, e vado troppo di corsa per rifiatare, anche se mi sono sempre considerata una passista. E continuo a non essere felice, in un’età in cui la felicità mi sembra anacronistica, quasi impudica, da raggiungere, un progetto archiviato. Mi sono vista allo specchio è mi sono detta che c’ero io, e che il meglio non deve ancora venire, il meglio è già stato e io correvo troppo per riconoscerlo. Ho 48 anni e sono improvvisamente invecchiata,davanti a quello specchio. Più di quanto potessi immaginare
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