E’ finita.
Contattati gli ultimi amici per un ultimo appello al voto, esco a fare shopping per curare la malinconia.
Ora non resta che aspettare il responso delle urne.
Io non lo so gli altri 550 e rotti candidati al consiglio comunale quali motivazioni hanno avuto per partecipare a questa competizione, non ne conosco le ragioni e gli obiettivi, nè tantomeno il livello di impegno e le aspettative.
Quello che ha spinto me a partecipare a questa battaglia è stata la convinzione profonda in un progetto e la fiducia nella persona che per quel progetto per prima si è spesa. Ho abbracciato un progetto per questa città che viene da lontano, e si è strutturato nel tempo, e sono certa che Giampaolo Sbarra abbia le competenze e le capacità per amministrare Treviso rendendola un posto migliore in cui vivere. E lo dico con cognizione di causa, visto che in questa città ho scelto, per quello che è diventata, di non viverci più.
Io mi auguro davvero che i cittadini questo lo abbiano capito. Anche se temo non saran pochi quelli che esprimeranno il loro voto, complice l’election day, pensando ad altro rispetto alle esigenze di questa città, e sbagliandosi.
Anche io una volta ero così. Mi bastava trovare lo stesso colore che piaceva a me nell’intestazione di un volantino, per pensare di essere d’accordo. Ma l’esperienza mi ha insegnato che stare dalla stessa parte è cosa diversa dal portare gli stessi simboli. E’ per questo che quest’anno ho molto apprezzato l’idea di una lista che andasse al di là degli schemi usati, che rappresentasse persone che condividevano appunto un’idea, e non un’ideologia.
Ed è una bella idea, quella che abbiamo condiviso, per una città realmente a misura d’uomo e dei suoi limiti, aperta ai suoi sogni e alle sue aspirazioni.
Non sarà l’esito delle urne a togliermi la convizione in questo progetto, che non è nato per queste elezioni e con queste elezioni non morrà. Prendessimo l’1 o il 50 per cento, continueremo a impegnarci nello stesso modo e con la stessa energia.
Ma io spero che siano tanti i trevigiani che questo lo hanno capito. Per me, lo spero, ma soprattutto per loro.