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Sabato 23 aprile a Treviso una importante giornata di studio su La cittadinanza, i problemi che si aprono in questo momento di cambiamento sociale, le prospettive che vengono dalle possibili riforme in materia.

E’ possibile partecipare anche solo ai lavori di una parte della giornata. E’ stato richiesto l’accreditamento formativo presso l’Ordine degli Avvocati.

Un tema che periodicamente entra nel dibattito socio politico, ma rispetto al quale ancora andiamo un poco a tentoni. Un’ottima occasione di approfondimento.

Vi aspettiamo

 

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Datosi che non ho capito granché della Riforma Costituzionale, vado a farmela spiegare da uno che ne sa, e pure parecchio.

Lunedì 22 febbraio alle ore 18.00 presso la Libreria Universitaria San Leonardo di Treviso  l’avv. Bruno Martellone ci racconterà un po’ di cose attorno all’argomento.

E siccome so bene che non sono l’unica che non ha capito granché, vi aspetto numerosi

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Domani, venerdì 12 febbraio, dalle ore 8.30 alle ore 16.30 presso l’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso si svolgerà il Convegno “Le emozioni nella cura”, che vuole affrontare il tema dell’empatia, della mindfulness e dei costi emotivi dei professionisti sanitari nello svolgere la loro professione.

Ogni volta che ci troviamo di fronte a un caso di malasanità, a un errore medico, a una lista d’attesa troppo lunga, a un ritardo nell’accesso a una prestazione siamo tutti sempre pronti a condannare per primi i sanitari, i medici e gli infermieri in primis, per la loro cafoneria, piuttosto che per la loro lungaggine, piuttosto che per il fatto che ci sembrano più impegnati a risolvere pastoie burocratiche che a prendersi cura di noi pazienti. Senza parlare dell’errore medico (dalla medicina che crea una reazione avversa a una cura non efficace), o dell’intramoenia.

Spesso proprio su queste pagine ho criticato anche io queste cose, non tanto dal punto di vista dell’impegno umano, però, quanto da quello dell’organizzazione. Molti di questi problemi nascono da una cattiva programmazione, da rivalutazioni delle dotazioni organiche risalenti a 20 anni fa, da diktat regionali sui tetti di spesa. (Al netto del fatto che poi lo incontri sempre il sanitario che magari ha un carattere incompatibile col tuo, e quindi non vi prendete, come nel resto della vita).

Ho fatto spesso, nel corso di attività formative soprattutto legate al fine vita, l’esperienza diretta e concreta di pensare che, al di dà del camice, un professionista della salute è anche una persona che soffre, che vede i suoi pazienti morire nonostante abbia fatto tutto quello che la scienza gli consentiva di fare, che segue persone malate per anni, sapendo che non guariranno. Il camice non rende impermeabili alla sofferenza. Spesso, da pazienti, ci capita di incontrare professionisti che dimostrano più di altri attenzione, che più di altri prendono in cura il paziente globalmente. Sono quelli che non dimentichiamo, e spesso quelli che più portano con sé la nostra sofferenza, che la condividono.

Io sono fortunata. Perché ne conosco tanti.

Se domani vi avanzano un paio d’ore, fate un salto. Non ve ne pentirete.

 

 

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Era dai tempi di Gentilini che non mi vergognavo più di essere trevigiana. Ma oggi è ricapitato. Su fb un sacco di miei contatti, assolutamente non trevigiani, e assolutamente non sciocchi né stupidi, hanno banalmente fatto di tutta l’erba un fascio, dicendo “i trevigiani” o peggio, “quelli là”.
Siamo passati in un attimo dal veneto serio che si rimbocca le maniche dopo le trombe d’aria (che a sua volta mi era parsa una stronzata, quando succede una tragedia tutti si rimboccano le maniche) al popolo bue fascioleghista e ignorante.
Vorrei pertanto fare un paio di banali considerazioni in ordine sparso:
1. Non siamo invasi dai profughi: il numero di persone che stiamo accogliendo in questo momento in Italia, in Veneto, a Treviso è assolutamente inferiore a quello che altri paesi già prima di noi hanno accolto. A saperla gestire con un minimo di giudizio, non sarebbe neanche un’emergenza. Anzi, NON E’ un’emergenza. Il problema è che questa situazione, fin dall’inizio, non è stata gestita correttamente, dal governatore Zaia, in primis, che lancia slogan deleteri ma non prende decisioni, e dai sindaci col prefetto. Si fa un tavolo comune, a casa mia, non si prendono decisioni autonome, e ci metto in mezzo il prefetto, ma anche sindaci come quello di Villorba (che ogni tanto deve ricordare che è leghista, se no non pare)
2. Mi spiace dirlo, perché sono atea, ma dove l’organizzazione dell’accoglienza è stata gestita dalla caritas, non è successo nessun casino. I cittadini sono stati informati per tempo, hanno avuto il modo di capire, di chiedere, di farsi una ragione delle cose. E hanno accolto i migranti con solidarietà. Se il prefetto però dispone che oltre 100 migranti vengano trasferiti d’imperio in una struttura residenziale i cui abitanti non sono informati in alcun modo, forse non è strano aspettarsi che qualche casino succeda. Soprattutto se, come mi è parso di capire, il luogo destinato è teatro di qualche conflitto sociale già in corso. Non si può cadere dal pero se si scatena una guerra tra poveri.
3. L’ignoranza e la paura, soprattutto quando si è in tanti, possono diventare ingestibili, e condurre ad azioni sconsiderate che in una situazione di conoscenza delle cose (e quindi riduzione della paura) non si farebbero mai. Io non credo che tutti gli abitanti di Quinto siano male persone, e nemmeno tutti gli abitanti di quelle palazzine. Quello che so per certo è che sono stati fomentati a comportarsi così, e chi ha dato fuoco alle micce ha un nome e un cognome: Luca Zaia, che invece di recarsi in visita per verificare la situazione e tranquillizzare gli animi, ha demonizzato la presenza straniera, aumentando l’acrimonia. A questo si sono aggiunti i sobillatori padani e forzanuovisti, che hanno immediatamente approfittato per creare un presidio a sostegno dei residenti. E ai quali, a mio avviso si deve, e va sanzionato penalmente, il danneggiamento e il rogo delle suppellettili destinate ai migranti. Così è, nelle guerre tra poveri, che invece di mangiare si butta il cibo perché non l’abbia nessun altro.
4. non sono solo i “destri”, però, a contribuire a scaldare gli animi. Personalmente ho trovato la manifestazione di ZTL oggi in piazza assolutamente sopra le righe, e credo che se, a differenza degli abitanti di quinto, i ragazzi dei centri sociali sono stati caricati e portati in questura, ha poco a che fare coi migranti ma con altri conti in sospeso. In ogni caso, mi pare non abbia minimamente giovato alla causa.
Perché oggi dobbiamo cercare il dialogo, dobbiamo parlarci e capirci, non contrapporci ideologicamente, avendo come obiettivo la gestione della pseudo emergenza profughi, nell’ottica di un paese incattivito dalla crisi, e quindi un po’ più egoista, per quanto razionalmente nessuno possa dire che la presenza degli stranieri abbia realmente condizionato il suo status economico.
E per trovare il dialogo dobbiamo essere lucidi ed equilibrati, e parlare con le persone, e farle convinte che non saranno 100 stranieri in una caserma o in un palazzo a peggiorare la qualità della loro vita. Anzi, paradossalmente potrebbero migliorarla.
Perciò per favore, parliamone, lavoriamo insieme e non contro, perché io non voglio vergognarmi più, a causa di qualche manipolo di idioti, di essere cittadina di una città che, in fondo, amo.

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Si sa, io sono incapace di una lettura politica pulita, per me c’è differenza se uno mi sta simpatico o no, se penso che sia intelligente o che sia uno stronzo. Della politica accetto le logiche, ma poi le mie analisi sono meno rigorose. E’ un limite, lo so, e infatti mi occupo di questioni politiche solo a tempo perso.

Oggi mi è venuta in mente questa canzone di Guccini, Keaton “Keaton si presentò come un jazzista, appassionato e puro, in stile Rete Tre, coi pregiudizi di chi si sente artista perchè non faceva soldi, lui, con le canzoni, come me”, e non so perché ma mi sono venuti in mente i detrattori di Goldin, quelli che sono preparati, magari puristi, magari bravissimi, ma che a differenza di lui con l’arte non sono riusciti a farci i soldi. Non me ne voglia il Prof. Baldin, di cui ho letto l’intervento sulle pagine di facebook, e che ricordo molto bene perché, neolaureato, fu l’assistente di arte italiana del Prof. Puppi al mio primo esame universitario di storia dell’arte moderna (per inciso, presi 30 ed ero l’unica tra le matricole a seguire anche i laboratori, insieme a laureande del calibro della figlia del prof. Concina e a quella dell’illustre Giandomenico Romanelli), ma credo che il suo nome sia certamente noto agli esperti e agli addetti ai lavori, meno al grande pubblico. La fama, a certi livelli, è un fatto marginale?

Breve ripasso. Goldin si laurea, un poco all’ombra dell’istrionico Sgarbi, da cui sicuramente ha preso un poco di spregiudicatezza. Poi incontra un Principe, che vuol essere Mecenate, e diventa la più fulgida perla della sua corte. Buona parte dell’arte del passato è vissuta così, nulla di nuovo sotto il sole. Con buona pace di tutti. Durante l’era del belletto di Goldin pochi immaginavano l’abisso economico in cui stava sprofondando Fondazione Cassamarca, anzi, è proprio di quegli anni il rilancio delle attività della Fondazione anche con i teatri, oltre che con le Mostre.

Mostre che hanno moltissimi limiti, soprattutto per i puristi, ma che indubbiamente hanno avuto il pregio di avvicinare all’arte persone per le quali “mostra d’arte” era una bestemmia, e di dare a Treviso una visibilità (anche in termini di indotto) difficilmente raggiunta per motivi altrettanto dignitosi. Non so, ma me le ricordo solo io le pubblicità delle mostre a Treviso sulle pagine nazionali di Repubblica e Corriere, sul Venerdì? C’è gente in italia che Treviso l’ha sentita nominare solo allora, almeno prima delle sparate di Gentilini.

Dopodiché Goldin, forte del successo trevigiano, si è creato il suo business, è migrato in altri lidi con alterne fortune, ma non ha mai smesso di proporre il suo modello di mostra come evento di massa.

Che, scusatemi, impegna il dibattito filologico da tempo, ma offre sicuramente delle opportunità. Banalmente. Treviso è una città che ha importanti risorse artistiche, dalla raccolta Salce al ciclo degli Affreschi di Sant’Orsola, a molteplici reperti paleoveneti che presumo troveranno di nuovo posto nel rinnovato Bailo, solo per fare degli esempi, senza contare il fatto che nel circuito potrebbero entrare per esempio le opere di Tomaso da Modena a San Nicolò, o gli strepitosi libri miniati conservati nel Museo Diocesano. Però, cazzarola, non abbiamo un Van Gogh, o un Piero della Francesca (per assimilarci a una cittadina non molto più grande della nostra come Arezzo). Ci manca qualcosa da valorizzare dal punto di vista folkloristico ( a Montebelluna c’è gente  che va a visitare il museo dello scarpone….), e molto di quel che c’è non giustifica un’affluenza turistica significativa. Perlomeno fino a quando non sarà possibile creare un percorso museale coerente con delle offerte “collaterali” dignitose, ma questo c’entra poco con Goldin. La mostra come evento di massa risolve questo problema, stacca l’evento dal substrato culturale cittadino, che però può essere utilizzato come “antipasto” o “ammazzacaffè”. E’ un percorso possibile. E Goldin, da bravo business man, ce lo propone, mettendo le sue condizioni, una parte delle quali hanno decisamente a che fare col guadagno.

Si levino gli scudi, fuori i mercanti dal Sacro Tempio dell’Arte!

Il problema non è Goldin, e non sono i suoi detrattori, ovviamente. Il problema è capire la vocazione culturale di questa città, e rassegnarcisi.

C’è un polo museale ristrutturato, forse obtorto collo, dall’amministrazione leghista. Che tutti abbiamo sempre dileggiato perché analfabeta, giusto per mettere i puntini sulle i. C’è un’amministrazione comunale attuale che non ha le idee chiare, tanto che è disponibile ad appaltare tutto a un vecchio conoscente che è di casa dalle nostre parti, sulla fiducia. E c’è, o almeno dovrebbe esserci, la consapevolezza che valorizzare le risorse culturali presenti non attirerà frotte di turisti, che il lavoro da fare è più lungo e diverso, e che in termini di accoglienza (non solo turistica) questa città ha ancora molto da imparare.

Io non ho visto il progetto, non mi straccio le vesti né pro né contro Goldin, anche se una certa diffidenza nei confronti dei comitati in genere, e quindi anche di questo, non mi è aliena.

Vorrei invitare, a prescindere da Goldin, l’amministrazione comunale a fare una valutazione seria, mettendo in tavola quello che c’è (soldi compresi), e provando a immaginare cosa si può fare. Per esempio un concorso di idee. Al quale, però, metterei come clausula la partecipazione eclusiva di NON trevigiani. A volte, dal di fuori, le cose si vedono meglio.

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All’ordine del giorno, a Padova e a Treviso, ci sono i project financing per la costruzione di nuove strutture sanitarie.
Molte persone competenti che conosco, mi viene in mente per primo Claudio Rizzato, sono da sempre contrarie ai project. Molte persone sono contrarie solo oggi, dopo lo scandalo del Mose e il coinvolgimento in esso di alcune figure che fanno parte delle cordate assegnatarie degli appalti. A Treviso, poi, c’è sempre l’eccezione dei bastian contrari, quelli che oggi rivendicano l’ambientalismo e in tutti questi anni non si sono minimamente preoccupati di occuparsi della Cittadella. Quando si dice il tempismo.
Io, personalmente, ho un’opinione meno manichea e un po’ più articolata.
Alcune finanze di progetto sono state gestite abbastanza bene. Su tutte, mi viene in mente l’Ospedale di Castelfranco. Altre, sono state disastrose. Su tutte, mi viene in mente l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, che però pativa un peccato originale: in un’azienda sanitaria indebitata per una marea di soldi, ma con la necessità assoluta di un nuovo ospedale (ce lo ricordiamo in che stati era l’Umberto Primo? Io 15 anni fa sono stata in day hospital lì praticamente in un magazzino…) il potere contrattuale dell’Azienda è abbastanza limitato, diciamo così.
Oggi, con i bilanci della sanità prevalentemente al limite del rosso, quando non proprio in totale deficit, costruire un ospedale dignitoso (non è il caso ad esempio dell’ospedale di Santorso che mi dicono essere stato realizzato malissimo) senza l’intervento dei privati è pressoché impossibile. Le leggi pongono dei limiti all’indebitamento possibile delle PA, ULSS comprese; i patrimoni immobiliari delle Aziende, che vengono inglobati nei progetti preventivi, in realtà faticheranno a realizzare utili (l’ex Pime, ad esempio, è della partita, ma chi se lo compra???). Insomma, il ricorso a finanze di progetto sembra inevitabile.
Stiamo tutti qui a discutere se tutto questo viene fatto per mangiare qualcosa.
E su questo no, mi sento di dirlo con certezza. A Treviso la Cittadella della Salute, almeno per la sua parte sanitaria, ma anche per la parte amministrativa, è necessaria. E, soprattutto, a Padova la costruzione di un nuovo Ospedale è INDISPENSABILE. Non perché ci sia qualcuno che ci può mangiare, ma per garantire la dignità e la sicurezza delle cure ai pazienti. Oggi l’Ospedale di Padova, che dal punto di vista clinico rappresenta in moltissimi casi un’eccellenza, dal punto di vista alberghiero fa impressione, e la sua dislocazione su più edifici causa non tanto scomodità, ma rischi per i pazienti. Sapete quanto poco si fa a confondere due provette se da dove si prelevano a dove si portano ad analizzare si devono fare chilometri, attraversando strade e sottopassi, magari sotto la pioggia? Può sembrare una cazzata, ma vi garantisco che non lo è.
Cosa dovrebbero fare le Amministrazioni Comunali? Non alzare barricate, ma entrare nel merito e vigilare. Su Bitonci non confido granché: non sa una mazza, e il suo no all’ospedale è pura demagogia populista per dimostrare che lui non spende i soldi dei cittadini per nulla, quando invece in questo caso li dovrebbe davvero far spendere perché necessario.
Sull’Amministrazione di Treviso devo dire che un timido tentativo di controllo e verifica sta cercando di esercitarlo, ma non posso dimenticare che dopo la sua elezione Manildo avrebbe dovuto rivendicare con forza la presidenza della Conferenza dei Sindaci, forte del fatto di essere comune capoluogo e di avere vinto con ampio margine, e ha invece abdicato. La non lungimiranza, in politica, è un errore che si paga.
Quindi non prendiamo, per cortesia, posizioni aprioristiche di difesa dell’esistente, ma cerchiamo davvero di capire cosa è necessario, e di vigilare affinché venga realizzato nel modo migliore possibile

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In occasione della fine del Ramadam Kounti Abderrahmane, un vecchio amico, ha rilanciato un’idea che si prova a far passare da un po’, ovvero la realizzazione di una moschea in città.
Convengo con il sindaco Manildo sul fatto che la Moschea, in questo momento, non è una priorità, ma mi pare che anche che l’idea di Kounti non fosse: ok, è il momento di fare ADESSO una moschea, quanto una proposta per iniziare una riflessione.
La mia opinione è questa: per me, che sono atea, i luoghi di culto sono essenzialmente inutili, al massimo decorativi (la CHiesa cattolica in Italia ha dei patrimoni culturali infiniti conservati proprio nelle Chiese, che giustappunto io frequento da turista ma non da praticante). ALtresì, il nostro Paese è laico, non ha una religione di Stato, anche se troppe volte può sembrare, e garantisce la libertà di culto a tutte le religioni presenti. Ovviamente, se c’è libertà di culto, ci deve essere anche un luogo dove praticarlo (personalmente trovo che affittare palestre e palasport per celebrare la fine del Ramadam sia una soluzione sgradevole, per quanto l’unica al momento possibile).
QUindi, ben vengano le Moschee, se la popolazione straniera residente le considera necessarie. Tanto più che ovunque, dove ci siano luoghi di culto per i Musulmani, il problema è non essere ostracizzati e cacciati ma riconosciuti, non è farla pagare dai cittadini italiani, ma avere i permessi per costruirla. Tra i 5 pilastri del Corano, infatti, vi è anche l’elemosina, e quindi dove ci sono situazioni di culto autorizzate, pur se in garage invece che in moschee, di solito sono prevalentemente autofinanziate.
Poi leggi i commenti agli articoli di giornale, e la critica più diffusa è: No, niente moschee! Nei paesi Arabi non si posson costruire Chiese. Vorrei davvero sapere quanti di quelli che scrivono ‘ste cazzate sentono la necessità di recarsi in Chiesa così spesso, perché ho dei dubbi, anche perché spesso nei commenti proprio questi son quelli che li infarciscono di paroline non proprio devote. Ma davvero se venissero costruite Chiese nei Paesi Islamici (che a differenza del nostro non sono stati laici ma hanno una religione di Stato) potremmo fare a cambio? O non è più probabile che si troverebbero altre scuse? Nel frattempo, che quelli che tengono alle Chiese vadano a Messa, e imparino l’accoglienza Cristiana.
Io, una moschea la vedrei bene, con calma, pensandoci, trovando il posto più adatto. Spazio ce n’è. E diritto di culto anche.
Poi, ribadisco, preferisco la laicità. E, a priori, l’accoglienza.

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Non più tardi di stamattina leggevo un post su fb, che ora ho perduto, che lamentava la morte civile della città di Treviso a livello culturale, citando in particolare zone del centro (come Via Bergamo o via Toniolo) che sono praticamente vuote, ed esaltando una (e dico una) iniziativa interessante svolta nel 2009.
A parte che via Bergamo è sempre stata poco più che un parcheggio, ma è incidentale, trovo onestamente che la cultura in città non sia così latitante. Io, di mio, esco poco, ma se uso come cartina di tornasole facebook e gli inviti a eventi che mi arrivano, direi che non è proprio così. Son più le volte che la stessa sera ci sono sia un concerto che una mostra che uno spettacolo, di quelle in cui non c’è niente da fare. L’ultima volta che sono andata in centro la sera in Piazza DUomo c’erano contemporaneamente una manifestazione sportiva e due culturali, che tra l’altro si pestavano i piedi a vicenda.
Ecco, non mi pare che Treviso a livello culturale sia così pessima, e la sensazione che ho è che il Comune, che pure non deve avere per forza la paternità di tutte le iniziative, anzi, ben vengano le associazioni culturali, i circoli, le iniziative private, ad occupare spazi pubblici e privati, stia carburando anche su questi temi. Treviso, rispetto a pochi anni fa, si sta risvegliando.

Poi leggo i giornali e trovo l’inutile polemica di Grigoletto su Suoni di Marca.
Suoni è una manifestazione fantastica, per venti giorni la città rivive, esci e trovi un sacco di gente, concerti, ristorantini all’aperto, bellissimo! E Grigoletto dice che se non rispettano le regole li chiude? Ma dai…
Intanto conosco l’attenzione di Paolo Gatto per i “vicini di casa”. Anche quando Suoni era una piccola manifestazione che si svolgeva a Villa Manfrin, dove io abitavo, prima dell’inizio l’organizzazione distribuiva nel vicinato lettere di annuncio dell’iniziativa, scusandosi per eventuali disguidi e invitando tutti a partecipare. So che è una tradizione che perdura.
In secondo luogo la costruzione di Suoni così come è da qualche anno è una vetrina per tutta la città. Gli spazi che Suoni destina a ristoratori, associazioni, chiunque, sono un modo per coinvolgere direttamente la città, e non svuotarla completamente per portarla ai bastioni. Aggiungiamo che dall’anno scorso Suoni ha una serie di iniziative collaterali ce coinvolgono altri spazi, anche zone “morte” con iniziative musicali e culturali pre, durante e post.
Mi pare quindi, la posizione di Grigoletto, assolutamente fuori luogo.
Poi vado a leggere l’articolo e scopro che alcuni residenti lamentano non tanto Suoni in sé, ma il fatto che, dopo la chiusura, alcuni avventori, magari sbronzi, stazionino nei paraggi fino a notte fonda.
A parte che nella mia frequentazione dell’iniziativa (e l’anno scorso ero lì ogni sera) non mi è mai capitato di vedere nessuno di sbronzo o di rissoso, a differenza che in molte altre zone della città, mi vien da dire che questo non è un problema dell’organizzazione, ma dell’ordine pubblico in città, e che non è Suoni a doverlo garantire.
Ergo, que viva siempre Suoni di Marca, che porta a Treviso, gratuitamente, concerti per 20 giorni, e che è riuscita a rivitalizzare in modo bello e positivo un’altra zona non particolarmente frequentabile della città (quanta gente, se non c’è Suoni o altre iniziative simili, va a passeggio serena a mezzanotte sulle mura?)
E que viva siempre la cultura a Treviso.
Quello che non mi piace è il campanilismo di chi ha fatto una volta una cosa, e pensa che senza quella la Cultura non sia tale. A volte mi piacerebbe un po’ di serenità di giudizio.
Stasera è brutto tempo, ma da domani si torna a Suoni. E buon lavoro agli organizzatori

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DEVANZIS EDITRICE AL LAVORO PARTE SECONDA

Volume n. 1 della collana ANALOGICA, in 8°, 44 pagine non numerate, composto dalla Tipoteca Italiana Fondazione di Cornuda (Treviso), con caratteri Garamond, appositamente fusi in piombo, stampato in 300 esemplari, su carta a mano Edizione naturale 160 gr. della Cartiera di Sicilia.

Il prezioso volumetto contiene una straordinaria raccolta di ventiquattro pensieri, sintesi filosofica dello spirito libero del poeta e scrittore friulano.
Trenta ulteriori esemplari contengono un ritratto fotografico originale dell’autore, eseguito dal fotografo trevigiano Umberto Sartorello.

Ezio Vendrame (Casarsa della Delizia 1947) è stato un famoso calciatore della Serie A degli anni ’70 dallo straordinario talento, non pienamente espresso. Ritiratosi a vita privata scrive svariati volumi di poesie e di aneddoti autobiografici relativi alla sua attività calcistica, ottenendo un notevole successo nazionale. Tutti i suoi scritti sono permeati da una struggente sensibilità e da una profondità d’animo, massimamente rivolta verso le sofferenze dell’individuo, che Vendrame condivide e, facendole proprie, diviene egli stesso la rivelazione epifanica verso il rinnovamento.

Umberto Sartorello (Buenos Aires 1951) è un fotografo italiano che ha al suo attivo numerose partecipazioni alle massime esposizioni italiane del secondo ‘900, tra cui “Viaggio in Italia” (1984) e ”L’insistenza dello sguardo” (1989), nelle quali si è formato un nuovo approccio visivo verso il paesaggio ed il ritratto, che nulla doveva alla suggestione del pittoresco, ma che anzi si muoveva prossimo ad una avvincente e moderna attenzione verso la realtà.

SOLO PRESSO LA LIBRERIA ANTIQUARIA VANZELLA IN VIA INFERIORE 20/22 A TREVISO

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Clientelismo e ZTL

Wikipedia dice così:

Con il termine clientelismo – o semplicemente clientela – si indica la pratica disonesta per cui personaggi influenti o individui inseriti nelle Amministrazioni pubbliche instaurano un sistema di favoritismi e scambi (fondato sull’assegnazione arbitraria di risorse, prebende, benefici o posti di prestigio nel panorama politico-sociale) con chi non avrebbe alcun titolo per godere di tali favori.

Ecco, molti di noi hanno criticato per anni la lega per il suo sitema clientelare. Anche molti di quelli che oggi sostengono ZTL.

Mi pare non vogliano cogliere che l’assegnazione arbitraria di risorse a chi non avrebbe titolo per godere tali favori è esattamente quello che chiedono i ragazzi di ZTL. Chiedono al Comune, perché è di sinistra, di lasciargli occupare degli spazi non loro destinati, che occupano abusivamente, solo perché sono loro. A prescindere da tutte le regole previste dal Comune per l’assegnazione di spazi pubblici.

A me non piaceva il clientelismo della Lega, e mi piace ancora meno il clientelismo del centrosinistra.

Non credo di essere una fascista solo perché chiedo la formulazione di regole certe e condivise e il loro rispetto.

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Ora, non so esattamente cosa stia succedendo, ma quello che si legge sulla tribuna di oggi è questo: http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/08/03/news/il-pd-chiede-l-espulsione-di-caldato-1.7526153

Ammesso e non concesso quindi che quanto riportato dalla stampa corrisponda al vero, mi vengono naturali alcune riflessioni.

1. Io vorrei tanto sapere chi sono oggi i Probi Viri del PD…. Non per curiosità morbosa, ma per un fatto personale. 10 anni fa tentarono di sottoporre anche me e un gruppo di altri compagni a questa specie di tribunale dell’inquisizione interno, ma quei probi viri non ricordo esattamente se avessero meno del probo o meno del vir. Vorrei sapere se la qualità nel PD è migliorata 😉 

2. quell’esperienza mi ha insegnato che prevalentemente la strada dei Probi Viri viene usata da una minoranza inetta per tentare di scalzare a suon di regolamenti interni una maggioranza più forte. In questo caso trovo assurdo che un partito che ha la maggioranza relativa in città utilizzi questo strumento per mettere la museruola a un Consigliere Comunale. 

3. Come giustamente scriveva poco fa su facebook Diego Bottacin, ci son sempre due pesi e due misure: per Caldato si chiede l’espulsione, di Pio Savioli – che pare abbia colpe maggiori – si attende l’autosospensione, ma forse ga altri pensieri al momento. Aggiungo che invece una scheggia impazzita come Laura Puppato è bellamente al suo posto in Senato senza che i probi viri, che pure sarebbero al loro posto, siano mai stati minimamente presi in considerazione.

3. Trovo comprensibile che il PD trevigiano sia un po’ confuso: dopo anni di minoranza finalmente è al governo della città, e non dubito che sia una cosa difficile, anche solo come forma mentis. Avere spine nel fianco al proprio interno è un problema non da poco. Però mi viene spontaneo un certo retropensiero. Maristella Caldato è sempre stata un libero battitore. Anche nella precedente carica di Consigliere Comunale ha rappresentato spesso un problema per i colleghi. Allora o si ha il coraggio di dire: guarda cara, non possiamo rimetterti in lista perché sei una rogna, magari con un poco più di zucchero, oppure è troppo comodo metterla in lista, farsi portare una paccata di voti (che io dubito siano tutti voti del PD, c’è molto di preferenza sua personale) e poi alla prima occasione tirare fuori il cartellino rosso. Mi sembra davvero scorretto.

4. Le mie piccole riflessioni non sono uno schierarsi da una parte o dall’altra. Il PD ha indubbiamente delle responsabilità, la prima è non sapersi gestire all’interno, ma non è nuova. Personalmente non ho ancora un giudizio sull’operato della nuova amministrazione, anche se devo confessare che i primi atti che ha compiuto (nomina della Giunta, nomina dei CDA) non mi sono piaciuti del tutto, ma diamogli tempo.  Come si diceva di Berlusconi, lasciamolo governare 😉 Anche Maristella ha delle responsabilità. Essere un libero battitore dà molta visibilità, ma è rischioso. Perché la gggente vuole l’unità, e a volte non perdona chi la rompe. Perché in un partito debole si cerca sempre un capro espiatorio, e offrirsi su un piatto d’argento è quanto meno azzardato. Perché aver scelto di far parte di una squadra comprende anche la responsabilità di costruirla, che è la parte che mi pare più importante. 

Detto questo, io al posto di Maristella entrerei nel Gruppo Misto e farei un’opposizione all’amministrazione mai vista. Ma solo perché sono uno scorpione, perdono ma non dimentico. Quello che mi auguro davvero è che questa faccenda si ricomponga, con un po’ più di sale da parte di tutti. 

Il PD e l’amministrazione Manildo, per una serie di ragioni in parte contingenti e indipendenti dalla loro volontà, hanno per le mani una grande occasione, che è quella di cambiare il volto a questa città. Anche se son qui a far loro le pulci, per spirito di contraddizione, perché è l’unico modo che mi resta per occuparmi di politica, magari la mia è tutta invidia, vai a sapere,  in realtà quello che mi auguro e auguro loro è di farcela. Sarebbe veramente una beffa aver vinto contro Gentilini e poi mandare tutto a puttane (no, in ‘sto caso nessun riferimento a Berlusconi) per questioni di sopravvivenza interna.

Da ultimo, un piccolo suggerimento. Forse, dico forse, la convivenza con Maristella Caldato sarebbe più facile se lei non fosse l’unico Consigliere Comunale che si prende un po’ di spazio sulle cronache. In consiglio siedono persone perbene, anche amici miei. Ho capito ambientarsi un po’, ma se ogni tanto diceste qualcosa anche voi? In positivo intendo, non come reazione. Quello lo fa la minoranza….

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Il diritto di voto è un diritto – dovere. Mi fa male pensare di rinunciarvi, ma questa volta lo farò. Non andrò a votare alle prossime elezioni amministrative di maggio. Morissi qui se lo faccio, anche se mi costerà fatica.

Il motivo: mi sono definitivamente rotta le balle. Non è che non mi stia a cuore più la mia città. Anzi. E inviterei chi ne è ancora in possesso a rileggersi le proposte che dal 2000 al 2008 abbiamo avanzato, che sono valide oggi più di allora.

Ma sono stanca di ‘sta gente. Di quelli che fino a ieri se ne son fregati e adesso che i buoi sono scappati chiamano gli altri alla lotta. Ma nei 20 anni di governo leghista che cazzo hai fatto, a parte bere spritz in piazza? Di quelli che ci sono sempre, ma cambiano ogni volta bandiera. Perché l’importante è esserci, e dove si trova un posto si va. Di quelli che han sempre rotto le balle e adesso digeriscono tutto, perché la situazione è grave. Era grave anche 10 anni fa, quando sbagliavate candidato e strategie. Adesso, con il candidato più debole di tutti (è ovviamente un’opinione personale) si rinuncia a qualsiasi cosa.Sono stanca dei falsi salvatori della patria che scoprono all’improvviso la bellezza di parlare alla gggggente. Di chi si ricicla senza pudore. Di chi perde la memoria da un’elezione all’altra. Forse io ne ho troppa, e ricordo esattamente ogni passaggio della vita politica cittadina dal 1995 ad oggi. Mi ricordo chi c’era e dove stava, chi non c’era, chi rompeva le balle, chi era sempre contro tutto e  tutti. E mi ricordo chi aveva un progetto e chi non ce l’aveva. E i secondi, oggi come ieri, erano la maggioranza democratica che avrebbe potuto salvare la città dal gentilinismo, e invece ha sempre, incaponendosi, contribuito ad alimentarlo. (tipo: quanti di voi si ricordano i manifesti coi chiodi della campagna del 2003? Quanto fuori posto erano? E tutti a mandar giù, per la buona causa, e per salvaguardare l’impegno della società civile, che va coltivata. La società civile è una tautologia, nel migliore dei casi. Prevalentemente una pigna nel culo)

Ecco, mi son rotta le balle anche della buona causa, del fine che giustifica i mezzi. No. Il fine non giustifica i mezzi, soprattutto se non lo ottieni.

La politica è un progetto, non un autobus sul quale salire alla bisogna.

Mi hanno anche proposto di candidarmi in una lista. Ma non posso. Perché non ho condiviso niente di questo progetto, né di lista né di candidature. E di conseguenza non ci posso stare, solo a testimoniare le istanze in cui credo. Lo farò in altro modo, in altra sede. Perché conosco, ricordo, e ho dignità.

Quindi, stavolta scelgo che non voglio avere nulla a che fare con tutto questo.

Buona campagna elettorale a tutti. Nemmeno stavolta vincerà il migliore. Perché, ahimè, dubito ci sia.

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La casa editrice DEVANZIS, ha appena ristampato due opere letterarie della scrittrice trevigiana di adozione Marta Ottolenghi Minerbi (Quarto di Genova 1895-1974) che, all’alba delle leggi razziali del 1938 fu costretta a fuggire da Treviso in compagnia del marito Alessandro Ottolenghi, il quale fu poi catturato in un paesino del trevigiano e deportato ad Auschwitz, dove troverà la morte.

Le due opere sono LA COLPA DI ESSERE NATI (1954) e NON E’ GIORNO ANCORA (1956).

ImmagineLA COLPA DI ESSERE NATI, titolo divenuto il simbolo della Shoah italiana, è un romanzo autobiografico in cui l’autrice narra della sua fuga dalla normalità, vissuta in una esistenza serena e impreziosita dalla sua pienamente coinvolgente professione di insegnante. Sarà un esodo dove imperverseranno terrore ed angoscia, ma che Marta Ottolenghi Minerbi saprà raccontare con grande senso di umanità, cercando di illuminare soprattutto le figure dei giusti che l’aiuteranno a occultarsi, più che le tragiche maschere degli aguzzini alla sua caccia. La protagonista, inizialmente fuggiasca in un’accogliente Venezia, riuscirà, attraversando tutto il nord Italia tra mille peripezie e colpi di fortuna, a raggiungere un paesino sui monti che fanno cerchia al lago Maggiore dove, riunitasi ad alcuni famigliari, avrà la gioia di rivedere la luce al di là della fine del terribile conflitto mondiale. L’incisivo accavallarsi delle sue ansie e delle paure, nel continuo riaffacciarsi delle emozioni che scaturiranno da sporadici incontri e poi via via da sempre più vaghe e sintetiche informazioni sull’amato compagno della sua vita, riusciranno a coinvolgere il lettore, che comprenderà e si farà partecipe degli stenti e delle peripezie che una donna semplice e gentile dovrà patire per non essere travolta dai tragici eventi susseguenti all’emissione delle Leggi razziali fasciste. Il volume porta una presentazione di Sergio Minerbi, scrittore e diplomatico, che è stato ambasciatore di Israele presso la Comunità europea.

Immagine

NON E’ GIORNO ANCORA, invece, è lo struggente diario di una donna, scritto in forma di lettere che avrebbero dovuto essere inviate al marito, ufficiale degli Alpini nella campagna italiana di Russia, lettere mai spedite e chiuse in un cassetto, nella vana attesa di chi, disperso nelle lande ghiacciate della steppa russa nell’incommensurabile disfatta dell’esercito italiano, mai tornerà alla propria casa. Lettere nelle quali è facile leggere la metafora dell’esperienza personale della Ottolenghi Minerbi che, solo diversi anni dopo la conclusione della guerra, saprà con certezza del tragico destino che accumunò il marito Alessandro alle tante vittime della Shoah. Una grande storia d’amore che, attraversando indenne il tempo e le avversità, saprà coinvolgere e affascinare le anime sensibili. Il volume è aperto da una prefazione dello storico Daniele Ceschin, autorevole biografo di Marta Ottolenghi Minerbi.

Ecco i primi appuntamenti delle presentazioni dei volumi:

Domenica 20 gennaio h. 15.30, Comunità Ebraica di Casale Monferrato, Via Salmone Olper 44.

Presenteranno le opere l’Editore, Giuseppe Vanzella, e la sig.ra Anna Torre Ottolenghi, nipote dell’autrice.
L’incontro si svolgerà in collaborazione con la Comunità Ebraica di Casale Monferrato, presso la Sala Carmi

Venezia, 24 gennaio  2013 ore 17.00 Libreria Sansoviniana, Biblioteca Nazionale Marciana, Piazza San Marco
Nella splendida cornice della Libreria Sansoviniana presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, incontro di presentazione dei due volumi di Marta Ottolenghi Minerbi, organizzato in collaborazione con la Comunità Ebraica di Venezia.
Dopo i saluti di Maurizio Messina, Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, gli interventi di Daniele Ceschin, storico -ISTRESCO, e Giuseppe Vanzella, editore delle pubblicazioni
Treviso, 27 gennaio 2013 – Giorno della Memoria, ore 17.00 Auditorium del Museo di Santa Caterina, Piazzetta Botter 1
In occasione della Giornata della Memoria, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Treviso e l’Istresco (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana), la Devanzis Editrice presenta la riedizione dei volumi di Marta Ottolenghi Minerbi “La colpa di essere nati” e “Non è giorno ancora”.
Parteciperanno un rappresentante dell’Amministrazione Comunale, Daniele Ceschin (Storico – ISTRESCO) e Giuseppe Vanzella (Editore)

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Sarà difficile, perchè ho votato sempre, da quando ho la facoltà di scelta. Non ho saltato neanche un referendum, e ho  partecipato, sia pure un po’ scettica, alle primarie del Pd.

Ma questa volta no, alle primarie del Pd a Treviso non voterò. E ho qualche dubbio sul fatto di andare a votare anche alle comunali, diciamo che aspetto di capire chi saranno i candidati, anche della controparte. Che non si sa mai.

Perché, mi chiedo infatti, continuare a votare per una bandiera che credo simile a quella cui aspiro, quando questa bandiera è diventata poco più che uno straccetto? Se non ci tenete voi, perché devo turarmi il naso io?

Le primarie del Pd sono, a mio modestissimo avviso, raccapriccianti. Non ho condiviso fin da subito la scelta di farle così, salvo poi ventilare accordi successivi. Le primarie vere, per essere tali, DEVONO essere primarie di coalizione, se c’è un centrosinistra (ammesso, poi, che ci sia davvero).

Non che mi sarebbe cambiato granché, dato che non mi pare che il resto del centrosinistra offra migliori prospettive. I grillini, a quanto mi dicono, sostengono che il candidato non conta, conta l’idea. Sarà. Io sono ancora convinta che se voto un sindaco voto prima di tutto una persona. Gli altri nomi non ne hanno ancora fatti, aspetteranno l’ultimo momento per candidare qualche solito noto. Magari la Campagner, tanto per cambiare. Soprattutto la società civile l’ha sempre sostenuta, mi pare di ricordare, anche quando non era affatto il caso, e i risultati son sempre stati evidenti.

Quanto ai 5 candidati del Pd, più o meno interni, beh, c’è davvero qualcosa da dire? Son tutti entusiasti perchè ai gazebo sul territorio la gente si ferma, partecipa, è interessata. L’unica spiegazione seria a questo entusiasmo stuporoso è che gazebo, finora, ne abbiano fatti ben pochi. I cittadini di Treviso han sempre parlato con chi faceva i gazebo, proponendo idee, condividendo malumori e critiche, indipendentemente da chi poi avrebbe votato, e lo dico alla luce di un’esperienza di quasi otto anni, con una media, arrotondata per difetto, di un paio di gazebo a settimana.  Non ho nessuno stupore, e nessun entusiasmo rispetto a quello che a me, personalmente, pare la normalità.

Poi non entro nel merito delle singole candidature, perchè veramente, con tutto il rispetto che ho sempre avuto per chi nella competizione mette la propria faccia e il proprio impegno, un po’ mi pare di sparare sulla croce rossa.

La Lega, complici le alterne vicende nazionali e regionali, è dopo anni di comando indiscusso finalmente indebolita. Si poteva approfittarne. E invece, come sempre, ci si è impegolati in giochini di sopravvivenza. A questo gioco non mi interessa più giocare, mi dispiace, mi dispiace davvero molto, ma l’offerta politica del momento è davvero troppo misera per parteciparvi.

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Nessun fraintendimento. Non sto dicendo basta con la pratica diffusamente denominata “casta padana”, non tanto e non solo.  Vorrei dire basta ai suoi critici, perchè ci han frantumato con questa storia.

A giustificazione della mia richiesta vorrei portare due articolate riflessioni, diciamo anche due e mezza.

1. Risulta a qualcuno che nelle città da chicchessia governate, con una maggioranza praticamente quasi bulgara, viga il principio dell’alternanza nell’affidamento degli incarichi di nomina amministrativa? Presentatemi queste città, presentatemi questi amministratori. Perchè a quanto ne so io, invece, tutto il mondo è paese, e se ci sono maggioranze risicate si va di manuale Cencelli con le nomine, altrimenti, come giustamente dicevano gli Abba “The winner takes it all”. Allora o alla Casta diamo di volta in volta l’aggettivo relativo alla città in cui ci troviamo, la casta torinese piuttosto che quella orvietana, per dir due nomi a caso, o la smettiamo di chiamarla casta padana, perchè non è la Lega la prima ad averla realizzata, anche se forse è quella che lo ha saputo fare meglio.

2. L’altra giustificazione è proprio questa: i leghisti non se la sono inventata questa cosa, semplicemente l’han saputa fare meglio di altri. Vi racconto una storia: c’era una volta il PCI, un partito importante, serio, pieno di funzionari. A un certo punto le cose cambiano un poco, si vende la sede e si licenziano i funzionari, molti dei quali erano pure giovani. E cosa fai, li mandi per strada? Ma certo che no! Invece di licenziarli e basta, in qualche modo li ricollochi, nel territorio, soprattutto nelle associazioni di categoria. Solo che mentre i padani dove li metti fanno cultura (lo so, è una parola forte, ma intendo dire che si fanno riconoscere, non si nascondono, non si vergognano, e se riescono portano pure a casa voti – e cacchio se ci riescono, quasi meglio della DC) i “nostri” -passatemi il termine – fedeli al mandato di riconversione son sempre stati sottotraccia, per cui non sono più io oggi a non sapere per chi votano, il vero punto è che i loro iscritti/aderenti/soci non ne hanno la più pallida idea. E come ti fai massa critica pensante che sposta voti? Certo, mi direte, eran dei puri. Forse. O più probabilmente c’è stato un problema nella gestione delle strategie…

3. Alla fine, se i detrattori della casta padana vincessero le elezioni come finora le ha vinte la Lega in città, ma anche con molto meno, altro che Spoil System, si comporterebbero esattamente nello stesso modo. Il problema è che non succederà mai che un solo partito di centrosinistra abbia lo strapotere, non a Treviso, non con questo centrosinistra.

Non ho approfondito molto la questione Ascopiave – Quarello, ma ho avuto in parte la sensazione, accetto smentite, che il problema vero sia stato il modo, non il merito, il presunto mancato coinvolgimento della “base” nella scelta. Tanto che alcuni amministratori, a mio avviso tra i migliori, non si sono fatti problemi a sostenerlo. Ora, è ovvio che non è la “base” che decide, ma i quadri intermedi, molti dei quali, se non sono cambiati troppo, ne avranno probabilmente fatto una questione di “perchè lui e non un altro”, che è un modo per dare dignità al “perchè lui e non io”… A volte le istituzioni democratiche sono la peggiore realizzazione dell’avversione alla meritocrazia (e questa è una riflessione che esula dalla persona di Quarello, che non conosco e sulla quale non posso esprimere alcuna valutazione). Ma ripeto, è una sensazione, non ho dati a supporto.

Non voglio dire che mi piaccia, tutto questo meccanismo, che io sono una pura davvero, in qualche modo. Però non si può usarlo nemmeno pretestuosamente come se fosse la causa di tutti i mali del mondo, o di Treviso. Che vi conosco mascherine, a poterlo fare, fareste molto di peggio… E allora, come direbbe Fiorello, “Basta, rosiconi!”

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Su www.litaliasonoanchio.it le indicazioni per due proposte di legge di iniziativa popolare che è mia intenzione firmare, e convincere tutti a firmarle.

La prima riguarda l’acquisizione dei diritti di cittadinanza, soprattutto per quanto attiene ai minori nati in Italia da genitori stranieri.

La seconda riguarda le “Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità”

Nel sito citato i testi delle proposte di legge, e le schede comparative tra come funzionano le cose oggi, e cosa cambierebbe in seguito.

A livello nazionale la campagna è promossa da Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei e dall’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

Presto anche a Treviso inizierà la raccolta di firme, aggiornerò il blog con le date dei banchetti appena possibile.

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Praticamente domani si chiude la Campagna Elettorale per le provinciali e domenica si va al voto.
Non capisco se son stata particolarmente distratta io, ma mi pare una delle campagne elettorali più silenziose cui abbia assistito. Salvo qualche battibecco tra i candidati, non mi pare siano state espresse grandi idee (e quelle piccole, evidentemente, le ho bypassate).
Non credo sia solo perchè la Provincia, di fatto, è un ente di cui frega poco a chiunque.
Ho paura che l’antipolitica si sia tramutata in incapacità di far politica, anche in quelli che una volta ci riuscivano.
Adesso veramente son tutti a guardarsi l’ombelico.
Beh, buona visione, allora. Ognuno di noi poi, nel segreto dell’urna o nel bel mezzo di un bagno al mare, avrà giustamente preso la decisione più adeguata.
Che malinconia…

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Mi chiedo da tutta la vita se valgo qualcosa. Se sono abbastanza volitiva da pormi un obiettivo e raggiungerlo. Se posso permettermi delle ambizioni e dei desideri. Perchè ho un sacco di zavorra dentro la mia testa, e pensieri scuri che mi dicono no, no, no. CHe non vale nemmeno la pena desiderare, ambire.

Ma oggi, oggi mi sento una bimba in un negozio di dolciumi, oggi sono felice come non mi capitava da anni, oggi sono la padrona, non del mondo, no, ma di me stessa.

Perchè la foto qui sopra è la vetrina della Libreria Canova, a Treviso, e quello che si vede, nonostante la pessima foto fatta col mio telefonino, è LA CREATURA, il libro che ho curato insieme a Claudia.

E se c’è un sogno che ho sempre avuto, quello è stato scrivere. E che quello che scrivevo non servisse solo all’autoanalisi.

Non è proprio un libro mio, Claudia e io però ci abbiamo lavorato molto, e ne siamo, credo giustamente, orgogliose.

E vuol dire che si può, si può volere qualcosa, e lavorare per ottenerla, e raggiungerla.

Quindi da oggi, miei cari, dopo anni di annichilimento della volontà, per mille ragioni, da oggi questa primipara attempata VUOLE e PUO’. Ed è felice, fin quasi alla commozione.

 

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da La Tribuna di Treviso di mercoledì 8 dicembre 2010

Il recupero di una penna trevigiana, quella di Oddo Celotti (1895-1975), dalla vena giocosa e poetica, purtroppo dimenticata, è l’ultima fatica della casa editrice Devanzis di Giuseppe Vanzella, che ha dato alle stampe «Te vojo tanto ben, Treviso mia». Il volume raccoglie un’ottantina di poesie in dialetto e in lingua, scritte tra il 1922 e 1975, fortunatamente ritrovate in una collezione privata. Scoperta che ha stimolato una ricerca filologica, affidata alla classificazione e allo studio delle curatrici Claudia Furlan e Sara Visentin per restituire alla città un piccolo patrimonio culturale. Il libro verrà presentato martedì 14 dicembre alle 20.30, nell’Auditorium della Fondazione Benetton, a Palazzo Bombenm, da Giuseppe Vanzella, Toni Basso (storico) e dalle curatrici, mentre l’attore Mirko Artuso leggerà alcune composizioni poetiche di Oddo Celotti. L’autore, nato da antica famiglia trevigiana, uomo colto e raffinato, dotato di una particolare e sottile ironia tutta trevigiana, fu una personalità molto coinvolta negli interessi culturali della città tra gli anni ’20 e ’70. Collaborò con il quotidiano Il Gazzettino e il periodico satirico Il Cagnan. Ma dopo la sua morte, queste opere sono cadute nell’oblìo e oggi la pubblicazione di Vanzella torna rendergli merito. Le poesie sono precedute dalla biografia di Celotti e da un saggio critico. Chiude il volume un glossario dei vocaboli dialettali utilizzati, termini appartenenti ad un vernacolo arcaico

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MARTEDI’ 14 dicembre 2010 alle ore 20.30

presso l’AUDITORIUM di Palazzo BOMBEN, via Cornarotta a TREVISO

presentazione del volume di poesie inedite di Oddo Celotti

TE VOJO TANTO BEN, TREVISO MIA

(DEVANZIS Editrice – a cura di Claudia Furlan e Sara Visentin)


Interverranno:
1- Giuseppe Vanzella, editore, che illustrerà il progetto editoriale della DEVANZIS Editrice di Treviso relativo al recupero di testi di autori trevigiani e veneti del XIX e XX secolo, oggi misconosciuti o improvvidamente dimenticati.
2- Toni Basso, storico, che dai suoi ricordi trarrà qualche anneddoto trevigiano su Oddo Celotti, tratteggiandone la figura.
3- Claudia Furlan e Sara Visentin, curatrici del volume, che parleranno della personalità e dell’opera dell’autore.
4- Mirko Artuso, attore, che leggerà alcune composizioni poetiche
Non posso che scriverlo qui. Visto che è uno degli obiettivi principali della mia vita che, in qualche modo, si concretizza.
Partecipate numerosi, ma non troppo che mi imbarazzo, e soprattutto, mi raccomando, appena esce nelle librerie sarà un OPPORTUNISSIMO regalo di Natale!!!!!

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Una questione di civiltà

Dalle 16 alle 19 a mestre (dettagli nel volantino sopralinkato) un incontro per vedere il documentario “Sia fattà la mia volontà” realizzato dal collettivo Schegge di Cotone di Roma, e dibattito sui temi del Funerale Laico, del Testamento Biologico, delle Decisioni di Fine Vita.

Il documentario è molto bello, vale la pena esserci!

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Ci sono dei momenti in cui mi pare che l’unica soluzione è rinunciare alla politica e tornare nel proprio orticello domestico, magari a studiare yiddish. Non sono tanto le sconfitte, in sè, a causarmi queste riflessioni. Vincere o perdere è un accidente, qualcuno mi ha insegnato.

E ci sono poi momenti nei quali mi rendo conto che le battaglie non si possono lasciare, non ora non qui.

Oggi ho letto sui giornali on line il dibattito di Zaia e Cota sulla RU486.

RIPUGNANTE.

Ripugnante la volgarità con cui questi due buzzurri affrontano questo tema, senza sapere neanche da che parte stanno girati. E salvo ritrattare almeno parzialmente dopo la vigorosa (e in parte inaspettata, almeno per me) tirata d’orecchi dal ministro Fazio. Ripugnante per la superficialità delle motivazioni (Zaia che dice “No alla RU486 come NO agli OGM”, come se le due cose potessero in qualche modo tenersi. Come ho postato su facebook, facendo lui di tutta un’erba un fascio, probabilmente ritiene che le donne si ingravidino a suon di concime…).

Ma ancor più ripugnante per il taglio che, neoletti, questi due han dato al loro mandato. Non amministratori della cosa pubblica, ma guardiani dell’anima dei loro popoli, avanguardie della Chiesa sulla terra.

Non si tratta di manie di grandezza, no. Magari, mi vien da pensare.

Questi devono ingraziarsi il Vaticano, che li ha foraggiati di una bella pacca di voti, e per farlo si faranno paladini di questa etica pseudocristiana che, mi auguro, non sia davvero la loro. Avremmo amministratori miopi e bigotti, beghine al vespro, incapaci di governare senza cercare il placet di qualcuno, indipendentemente dal pensiero dei loro elettori, e tantomeno da quello del 40 per cento, ahimè, della popolazione che per loro non  ha votato.

Io non lo so quanto il centrosinistra sarà in grado di far fronte al bigotto e reazionario governo leghista delle regioni del Nord, non so se riuscirà a trovare l’equilibrio e la lucidità che serve per costruire una linea di opposizione laica e sincera contro questi rigurgiti davvero raccapriccianti.

Quello di cui son sicura è che la voglia di stare in casa a leggere e a curare il giardino, fingendo che non sia un problema mio, improvvisamente mi è passata.

Serve una cultura nuova nel Paese, una cultura che si liberi dai falsi moralisti alla Santoro o alla Grillo, da questi teorici dell’antipolitica che han fatto dell’antiberlusconismo la loro UNICA parola d’ordine, l’unica pietra da lanciare. Una cultura laica a 360°, sui temi dei diritti, sui temi delle riforme, sulla legalità. Su tutto

Farò la mia parte, qualunque essa sia.

E il mio primo impegno sarà a difesa della 194 e del diritto della donna a interrompere la propria gravidanza con un farmaco invece che con un intervento chirurgico.  Checchè ne dica il governatore contadino.

Alla pugna!

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Ecco i prossimi appuntamenti:

Sabato 6 febbraio dalle 10.00 alle 19.00Piazzetta Battistero

Domenica 7 febbraio dalle 10.00 alle 19.00 Piazza San Vito

Lunedì 8, martedì 9, mercoledì 10 e giovedì 11 febbraio dalle 16.30 alle 19.30 in Piazza Indipendenza

Venerdì 12 febbraio dalle 16.30 alle 19.30 in Largo Totila

Sabato 13 febbraio dalle 10.00 alle 19.00 in Piazzetta Battistero

Domenica 14 febbraio dalle 10.00 alle 19.00 in Largo Totila

Lunedì 15, mercoled’ 17, giovedì 18 e venerdì 19 febbraio dalle 16,30 alle 19.30 in Largo Totila

Sabato 20 e domenica 21 febbraio dalle 10.00 alle 19.00 in Piazza Carducci.

Vi aspettiamo!!!!

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Mercoledì 3 febbraio, giovedì 4 febbraio e venerdì 5 febbraio dalle 16.30 alle 19.30 in Piazzetta Aldo Moro a Treviso raccolta firme per la presentazione della Lista BONINO PANNELLA per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo prossimi. La lista sosterrà il candidato Governatore del CentroSinistra Giuseppe Bortolussi.

La lista trevigiana è così composta:

PAOLO RAVASIN,

RAFFAELE FERRARO detto RAFFO,

FABRIZIO PILOTTO,

ALBERTA GARELLI,

MARIA GRAZIA LUCCHIARI,

BRUNO MARTELLONE,

SARA VISENTIN,

GIOVANNI BRASS detto TINTO BRASS.

Possono firmare i residenti in Provincia di Treviso che abbiano con sè un documento valido di identità, e che non abbiano sottoscritto altre liste. Le firme che servono per presentare la lista sono molte, perciò invito tutti a venire a firmare. Se in questi giorni non siete disponibili, contattatemi per accordarci per altre date. Vi ringrazio fin d’ora.

Sara Email cellulacoscionitreviso@gmail.com, tel 338.1770100

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Vivo o vegeto. Conferenza sul Testamento Biologico a Treviso

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Ho passato l’ultima settimana a litigare con me stessa, e poichè il motivo del litigio ha a che fare con una decisione politica, e poichè qualcuno potrebbe chiedersi per quale ragione sostengo (su facebook, nel blog, in generale) il Senatore Ignazio Marino nella sua candidatura a Segretario del Partito Democratico, ma alla fine ho deciso di non iscrivermi al PD (che sarebbe il modo forse più semplice per farlo), mi pare corretto abbozzare una breve spiegazione.

Trovo che la candidatura del Senatore Marino rappresenti una svolta epocale nel PD. Il Senatore è un iscritto e un eletto, ma di fatto non ha mai fatto parte della cosiddetta nomenklatura. Anzi, spesso si è attirato gli strali non solo dei Teodem per le sue posizioni sulla laicità, sulla ricerca e sul testamento biologico, temi che come è noto mi sono particolarmente cari. Ora, non è tanto il merito delle sue posizioni a stupire, oramai è doxa comune che la maggior parte degli italiani queste posizioni le condivide, quanto il modo con il quale il Sen. Marino affronta questi temi:  con coraggio, determinazione, lucidità, senza incartarsi in quel classico politichese che dice tutto e il contrario di tutto; una volta si sarebbe detto “senza se e senza ma”.

E’ questa, a mio avviso, la vera novità della sua candidatura, in una prospettiva politica nella quale il centrosinistra, o quel che ne è rimasto, bofonchia qualche mezza affermazione pur di non farne una intera, dove il veltroniano “Ma anche” è diventato la bandiera, e la misura. Oltre naturalmente al fatto che condivido la piattaforma politica che sta alla base della proposta Marino, dato che necessariamente in politica oltre alla forma bisogna badare anche alla sostanza.

E allora perchè, davvero dopo tante riflessioni anche dolorose, ho scelto di non iscrivermi al PD?

Le ragioni sono sostanzialmente due, una legata al passato e una al presente, ma entrambe legate tra loro.

Nel mio percorso ho passato una grande parte della mia vita all’interno di uno dei soggetti costitutivi del PD, ovvero l’allora PDS – DS. E’ stata un’esperienza entusiasmante, per me, giovane e volenterosa, perchè mi ha dato modo di imparare tantissimo, di fare molto, di sperimentarmi come mai prima. E però mentre noi si faceva politica tra le persone, con le iniziative, con il dibattito, la maggior parte del partito, di QUEL partito, si occupava d’altro: di beghe e beghette, di fatidiche rese dei conti, della conta dei vivi e dei morti, di un dibattito interno che serviva soltanto all’autosussistenza e all’autosoddisfazione di pochi, e che nulla ha a che vedere, a mio avviso, con il concetto di politica. A me interessava, e interessa ancora, la politica come proposta, come realizzazione concreta degli ideali, come progetto per una società migliore. Una politica dove la meritocrazia e non il burocratismo guidi la scelta della classe dirigente, perchè vorrei una società dove la meritocrazia guidi l’esperienza diretta delle persone. Non sono, ovviamente, per il darwinismo sociale, ma credo davvero che se i migliori guidassero gli ambiti della vita, nell’economia, nella scuola, nel mondo del lavoro, nella politica appunto, sarebbe una società migliore quella in cui viviamo.

Ma tanto fa. Quel partito non era il posto giusto per me, e io meritavo di impegnarmi in un progetto migliore, con persone migliori. Ed è quello che ho fatto, realizzando il mio percorso politico successivo prima in “Oggiperdomani”, poi con “TrevisopiùEuropa” e con l’Associazione Coscioni, e nella mia attuale vicinanza, pur senza appartenenza, con i Radicali: ho scelto di fare le battaglie in cui credevo con persone verso cui ho stima e fiducia, oltre che la condivisione sostanziale della stessa visione del mondo e della politica, anche se necessariamente questo ha significato stare in una nicchia, senza il supporto dell’organizzazione e della visibilità sui grandi temi che un partito ha.

E ho promesso a me stessa che mai più mi sarei abbassata a svilire i miei ideali, e me stessa, in lotte intestine fini a sè stesse, che se politica voglio fare, dev’essere Politica, altrimenti posso stare a casa a leggere qualche libro in più, senza rancore.

Veniamo quindi al presente. Il Senatore Marino fa una proposta, e io la accolgo tutta, in pieno, e gli garantisco il massimo dell’impegno, ma iscrivermi a QUEL partito mi costa troppo. Perchè anche se ha cambiato nome e fisionomia, comunque le beghe son rimaste le stesse, le lotte intestine sono rimaste le stesse, le persone son rimaste le stesse. Anche questa logica della contrapposizione tra i vecchi e i nuovi, che senso ha se non ritornare a occuparsi di sè stessi e non del paese, che tanto non tutti i Vecchi son da buttare, e non tutti i nuovi son da osannare…

E io non posso tollerare di tornare a dividere il mio tempo con loro, e magari – tutto è possibile – a condividere con loro lo stesso impegno per lo stesso candidato. Ho bisogno di essere coerente con me stessa prima di tutto.

Ho un timore, grande. Che anche se Marino vincesse, forse sarebbe capace di rilanciare il PD verso il ruolo che ha, ovvero rappresentare un’opposizione all’interno del Paese e lavorare per essere l’alternativa a questo Centrodestra, cosa che negli ultimi anni il centrosinistra ha smesso di fare, troppo concentrato alle conte e alle sopravvivenze. Ma non credo che riuscirebbe davvero a vincere la battaglia interna con queste logiche e queste persone. E non potrei mai iscrivermi ora e stracciare la tessera quando dovessero vincere le primarie Franceschini o Bersani

Forse tutti i partiti funzionano così, o forse no. Certo questo funziona esattamente così.

E io la battaglia contro questo tipo di logiche l’ho già persa malamente, non me la sento proprio di combatterla di nuovo.

L’ho fatta lunga, lo so, ma almeno mi pare di essere stata onesta.

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PARTITO DEMOCRATICO DI TREVISO

 

Giovedì 16 luglio – ore 20.30   Hotel Ca’ del Galletto – Treviso

 

 

IGNAZIO

 

 

MARINO

 

E FELICE CASSON

 

DISCUTERANNO DI

 LEGALITA’, DIRITTI, CITTADINANZA

 SCEGLI DI CONTARE! ENTRO IL 21 LUGLIO ISCRIVITI AL PD

SCOPRIRAI CHE E’ UN BUON INVESTIMENTO.

 Hotel Ca’ del Galletto  Via santa Bona vecchia, 30  Treviso.

http://www.hotelcadelgalletto.com/index.htm

 

http://www.ignaziomarino.it

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1. Mentre Berlusconi è in rapido declino di credibilità e autorevolezza e nel suo declino sta travolgendo tutto il Paese, manca ancora una alternativa politica e di governo credibile, soprattutto perché il PD è impegnato in una battaglia interna per la segreteria, che prescinde dalla gravità della situazione del Paese;

2. per questo noi salutiamo con speranza la candidatura di Ignazio Marino alla segreteria del PD, perché fa uscire il dibattito del PD dalla logica autoreferenziale in cui Franceschini e Bersani (e rispettivi sponsor) lo hanno imprigionato;

3. Non si tratta di scegliere tra “vecchi e giovani” o tra “vecchi e nuovi”, ma tra chi ha più volte legittimato Berlusconi come uomo politico, giungendo fino a fare un accordo sulla legge elettorale per mettere fuori dal parlamento europeo varie forze politiche (come hanno fatto D’Alema e Veltroni), e chi può lavorare a un credibile progetto di alternativa alla destra, guidando il PD e tutto lo schieramento che si fa carico dei valori laici, liberali, socialisti, ambientalisti e radicali.

4. Ignazio Marino è forse l’ultima opportunità per il PD di poter rappresentare il baricentro di una proposta di governo organica e alternativa alla destra, ma è un’opportunità per tutto il centrosinistra e per l’Italia, che ha bisogno di una sana competizione tra schieramenti politici contrapposti.

Per questi motivi auguriamo a Ignazio Marino e ai suoi sostenitori di portare fino in fondo il loro impegno e garantiamo la nostra collaborazione a chi, nel PD, è intenzionato a portare avanti le battaglie di giustizia e libertà che ci hanno sempre caratterizzato.

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OLTRE LA PESTE PARTITOCRATICA: RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA. L’ALTERNATIVA LAICA, SOCIALISTA, LIBERALE, RADICALE, AMBIENTALISTA PER RIDARE VOCE AI CITTADINI

SABATO 20 GIUGNO ORE 15:30 TREVISO Fondazione Benetton Studi e Ricerche – Spazi Bomben per la Cultura – Palazzo Bomben,  VIA CORNAROTTA 7

La recente campagna elettorale, svoltasi in un clima di palese illegalità democratica, si è contraddistinta per un dibattito tutto partitocratico e di potere che ha trasformato la consultazione in un referendum pro o contro Berlusconi, senza mai consentire la discussione sull’idea di Europa e senza che i cittadini potessero sapere cosa faranno ora i loro eletti a Bruxelles. Soglia di sbarramento per le elezioni europee, referendum elettorale per giungere ad un monopolio bipartitico senza contrappesi e monopolio dell’informazione mettono a rischio le tenuta democratica del Paese, come si vede dal tentativo di estromettere dal Parlamento europeo e italiano le forze di area laica, socialista, liberale, radicale, ambientalista. D’altro canto le prove non buone dei partiti di centrosinistra, anche nel nostro territorio, mettono a rischio la stessa esistenza del dibattito politico e della dialettica tra governo e opposizione. Per affrontare tali questioni è stata convocata una nuova “Assemblea dei Mille” a Chianciano, per il 26, 27 e 28 giugno: un’occasione per ipotizzare nuovi percorsi per uscire dalla crisi in cui il sistema democratico italiano sta sprofondando. La riflessione a livello nazionale deve essere preparata da una riflessione a livello locale, dove l’egemonia della Lega e della destra rischia di diventare elemento strutturale ed immodificabile. In questo contesto, sentiamo il bisogno di chiamare a raccolta le forze politiche e i cittadini di buona volontà, per fare tesoro delle sconfitte, lasciare alle spalle un periodo di immobilismo e aprire le porte ad progetto politico nuovo nel metodo di lavoro e nei contenuti.

L’Associazione VenetoRadicale, l’Associazione TrevisopiùEuropa e la Associazione Luca Coscioni di Treviso vi invitano a partecipare  all’assemblea di sabato 20 giugno a Treviso presso il palazzo Bomben in via Cornarotta 7.

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Per approfondimenti invito a leggere

http://trevisoeuropa.wordpress.com/2009/06/10/referendum-elettorale-no-alla-truffa/
http://civettadelsile.wordpress.com/2009/06/10/le-bugie-del-referendum-truffa/
http://www.michelerana.net/article-32542795.html

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Il 2,5% conseguito dalla lista Bonino-Pannella in Veneto è sicuramente un buon risultato che premia gli sforzi dei militanti radicali e sul quale poter costruire un’alternativa politica. Grazie a questo risultato i Radicali si qualificano come sesta forza a livello regionale, superando anche Rifondazione e Sinistra e Libertà. Un esito elettorale che certamente rilancia il progetto politico della Rosa nel Pugno per la costruzione di una forza laica, liberale, socialista, radicale.
Rilevo in primis l’ottimo 4,99% di Padova sull’onda dell’ottimo risultato personale di Gabriella Vesce.
Un’attenzione particolare merita sicuramente il voto a Treviso, feudo assoluto della Lega, dove si è raggiunto il 4,2%. Un risultato ottenuto con una campagna elettorale basata tutta sull’impegno militante, condotta nell’assoluta mancanza di mezzi economici e nel quasi totale oscuramento da parte dei media locali, media che solo dopo una denuncia al Corecom regionale hanno concesso qualche spazio. A questo risultato ha indubbiamente contribuito Marco Pannella il quale, con la sua presenza Treviso, ha consentito di aggregare militanti e simpatizzanti. Militanti e simpatizzanti che dovremo continuare a chiamare a raccolta per lavorare assieme alla costruzione di una vera alternativa politica, lavoro che ha già una data e un luogo d’inizio: 26-28 giugno Chianciano Terme.
Voglio ringraziare quanti hanno contribuito con disinteressato impegno a questa difficile lotta, è certamente stato il loro lavoro, supportato anche dall’appoggio personale di Marco Pannella alla mia candidatura, che mi ha consentito di essere a livello di preferenze il militante Veneto più votato con 760 preferenze di cui 79 a Treviso città, 374 in tutta la provincia.

Raffaele Ferraro
Segretario Associazione VenetoRadicale
http://www.venetoradicale.it

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Non ho votato PD, per molte ragioni. Non credo al voto utile contro Berlusconi, anzi penso che un’opposizione come quella attualmente presente nel Parlamento Italiano meriterebbe l’azzeramento completo, per provvedere a una vera rinascita, per evitare di continuare a tirare avanti abborracciando proteste e pretesti invece che proposte e progetti. E poi la Resistenza Radicale mi ha convinto della sua bontà, per competenza, forza, determinazione e centralità sul tema della patria Europa.
Oggi ho frequentato con assiduità facebook e i siti dei quotidiani on line, per seguire gli spogli e i commenti, e sono 2 le cose che mi lasciano perplessa, più di tutto.
1. L’entusiasmo rispetto al risultato, peraltro considerevole, di Debora Serracchiani in FVG e più in generale nel collegio del Veneto orientale. Tutti a dire che questa è la manifestazione della sconfitta delle vecchie nomenklature di partito. Mentre a me pare evidente il contrario, ovvero che l’elezione (non ho ancora visto i dati delle preferenze, ma a questo punto pare certa) della Serracchiani al parlamento Europeo è una vera mossa strategica delle nomenklature per liberarsi di lei. Se avesse perso sarebbe stata per sempre la promessa mancata, e quindi bruciata. Se eletta, invece, non ho dubbi che si impegnerà pienamente nel suo ruolo di europarlamentare, mi pare infatti persona corretta e coerente, e questo significherà che la sua presenza in Europa la terrà prevalentemente fuori dai giochi interni per i prossimi 5 anni. Altro che nuovo che avanza, i nostri amici i loro conti se li son fatti bene…
2. Su facebook moltissimi compagni di Sinistra e Libertà e dei Radicali dicono: visti i risultati siamo pronti a rilanciare La Rosa Nel Pugno. Ora, io non ho partecipato all’esperienza della rosa nel Pugno, per tanti motivi, ma ho fatto in tempo a vederne la fine. Andare divisi alle Elezioni Europee e poi rilanciare un progetto comune, dopo averlo (qualcuno più di altri) tradito, mi sembra riscaldare una minestra che si aveva da buttare. In Sinistra e Libertà sono confluite esperienze incompatibili, a mio avviso, con quella Radicale, che al momento è quella che mi interessa di più. Spero si tratti di boutade legate all’entusiasmo (che poi, entusiasmo de che?) post-elettorale. MI vien quasi voglia di andare a Chianciano a fine mese a dirlo. Tanto non farò la fine della Serracchiani 😉
E infine, i Radicali a Treviso hanno raccolto più del 4%, risultato che mi pare possa essere soddisfacente. Un grazie ai compagni che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo. Che è, questo sì, un punto di partenza concreto per continuare le nostre attività, anche in prospettiva. Una lista Radicale per le Regionali del 2010, ad esempio, a me non farebbe per niente schifo. Altro che RnP….

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Alle Europee, vota la lista Bonino-Pannella.

 –    per costruire la patria europea e andare oltre l’Europa delle patrie;

 –    per essere certi che le battaglie per la laicità, per il rispetto della Costituzione e per i diritti civili vengano condotte fino in fondo;

 –    per costruire un vero Partito Democratico “europeo”, con “elezioni primarie” vere, e andare oltre le nomenklature cooptate da DS e Margherita;

 –         per creare quell’alternativa reale al berlusconismo, che oggi non esiste.

 

 Puoi esprimere tre preferenze:

 Noi consigliamo:

Emma Bonino;

Marco Pannella;

Raffaele Ferraro (un giovane compagno radicale di Salgareda, TV, laureato in legge; con noi sostiene le battaglie sul testamento biologico, la laicità, i diritti civili a tutte le altre)

 Pensaci: l’assenza dei radicali dal prossimo parlamento europeo è più grave di quella di qualsiasi altro gruppo politico.

Con il nostro voto possiamo lasciare a casa un parlamentare battagliero e mandare a Bruxelles un signorsì. Ci conviene?

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Giovedì 28 maggio 20o9 alle 18.3o in Piazza dei Signori a Treviso

Marco, Giampaolo e Raffaele

Marco, Giampaolo e Raffaele

COMIZIO di Marco Pannella

Per un voto radicale alle Elezioni Europee.

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http://trevisoeuropa.wordpress.com/2009/05/12/referendum-comitato-per-il-no-a-treviso/

Linko al Blog di JPS, per il resoconto della conferenza stampa di oggi

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 Sabato 14 marzo dalle ore 11.00 alle ore 18.00 in Piazzetta Indipendenza a Treviso

 presidio delle Associazioni laiche della città per sostenere

la necessità di una legge adeguata sul Testamento Biologico.

La Cellula di Treviso dell’Associazione Coscioni distribuirà i moduli per compilare il proprio Testamento Biologico  predisposti dalla Fondazione Veronesi, insieme a una lettera da inviare al proprio Sindaco e al proprio Medico di Base perché tengano conto delle volontà pubblicamente espresse, e perché in ogni Comune venga istituito un Registro Telematico per le Dichiarazioni Anticipate dei Trattamenti Sanitari.

 

Vi aspettiamo sabato

 

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Che casino

Neanche a noi piaceva, caro Walter, il tuo PD. Potevamo condividerne il fine, ma non ne abbiamo condiviso mai i mezzi.

Solo che adesso sarà anche peggio.

E a furia di scegliere il male minore, non c’ è più alcun bene da scegliere.

A Roma, ma anche e soprattutto in provincia.

Ora staremo a vedere.

Ancora un po’ più schifati, ancora un po’ più disamorati.

Per una volta, sarebbe bello non avere una minestra riscaldata. Sarebbe bello innamorarsi di nuovo. E’ quasi primavera…

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Avevo detto silenzio, sulla vicenda di Eluana Englaro, per rispetto al dolore suo e della sua famiglia.

Ma il silenzio non basta più. Oggi è necessario alzare la voce, scendere in piazza, perchè oltre alla violazione della libertà di scelta di Eluana e della sua famiglia, già sancita nelle sedi opportune da più giudizi successivi, oltre alla vergogna di un premier che si esprime sempre come se stesse parlando di sport, è stato violato un principio costituzionale fondamentale, violazione che Eluana potrebbe dover vivere sulla sua pelle (oltre al danno la beffa, come non avesse già patito per troppo tempo decisioni altrui a danno della sua volontà) ma che tutto il Paese potrebbe dover subire.

Non esiste al mondo una decretazione d’urgenza su un caso di coscienza. Non esiste al mondo che si promulghi in 2 giorni una legge su cui da anni non si trova un accordo, per uccidere -e quì il verbo è quello giusto- la volontà di un cittadino, volontà ricostruita in maniera inequivocabile nell’iter giudiziario che ha portato alla sentenza su Eluana.

Non possiamo tacere. E non lo faremo.

Da oggi pomeriggio si susseguono nelle piazze d’Italia le manifestazioni, domani pomeriggio ci incontriamo in Piazza Indipendenza a Treviso dalle 16 alle 19, con qualsiasi tempo.

La nostra priorità oggi è la difesa della legalità, il sostegno al Presidente Napolitano, il pressing forsennato sui Parlamentari che non devono e non possono votare QUEL Disegno di Legge.

E chissà che non sia proprio una giovane donna che non ha coscienza di nulla a risvegliare in questo paese le coscienze, a risvegliare il bisogno di giustizia, di rispetto, di laicità, che a volte un po’ tutti crediamo perduto.

Nello stringermi ancora una volta a Beppino Englaro e a sua moglie, credo sia ora che passino il testimone. La loro battaglia per Eluana l’hanno combattuta, e fino ad oggi l’avevano vinta, per amore di Eluana. Oggi la battaglia tocca a noi, cittadini di questo paese calpestato dall’ignobile bigottismo di un manipolo di governanti che hanno perso il senso della misura, del rispetto e della legalità.

A domani

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Sul post http://cellulacoscionitreviso.wordpress.com, la rassegna stampa dai giornali di oggi.

E domani, dalle 15.30 alle 19.30, tutti al battistero a firmare. Per un paese laico, dove si possa vivere e morire con dignità, per il rispetto delle scelte e della sofferenza altrui, contro ogni becero falso moralismo.

Quelli dalla parte della vita SIAMO NOI!!!

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Domani, 11 luglio 2008, alle ore 20.30 a palazzo Bomben a Treviso ci sarà la prima assemblea della Cellula  Coscioni di Treviso, prima in quanto costitutiva di fatto dell’Associazione, con annessa votazione dello Statuto, del Presidente e del Tesoriere (votano solo gli iscritti, ma ci si può iscrivere in loco).

La nascita della Cellula Coscioni a Treviso è qualcosa a cui tengo molto, in verità.

E credo sia importante che nasca realmente oggi, meglio, domani.

Nella palude della politica di oggi, che vede troppo spesso in prima pagina storie di sciacquette e di babbei, di questioni personali trasformate in ragione di Stato, mi pare che siano le vicende umane dei cittadini di questo paese a chiederci un forte impegno per la laicità delle istituzioni, per la libertà delle scelte, per la dignità della vita e della morte, anche nella sofferenza.

Le ultime sentenze, quella di ieri relativa a Eluana Englaro, quella di maggio relativa a Vincenza Santoro, rappresentano segnali positivi, ma non possiamo permettere che siano i giudici a decidere per noi. Dobbiamo fare in modo che i nostri rappresentanti istituzionali comprendano che il Paese è pronto ad avere una legislazione adeguata alle sua aspettative anche e soprattutto sui temi della vita.

E che non può essere più il Vaticano a stabilire cosa è giusto e cosa non lo è, sulla base dei suoi dogmi.

Riconoscere un diritto, come quello al Testamento Biologico, alle Direttive Anticipate, per tornare alle vicende di questi giorni, ma anche alla Diagnosi Preimpianto e alle sue conseguenze, non significa in nessun modo statuire il primato della morte sulla vita, anzi, direi che è esattamente il contrario.

Per questo è importante l’impegno di tutti, e una forte mobilitazione culturale su questi temi.

Altro che Vaffa Day.

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Ascolta su Radio Radicale l’intervista a Raffaele Ferraro

http://www.radioradicale.it/scheda/250719/intervista-a-raffaele-ferraro-sul-comizio-che-marco-pannella-terra-a-treviso-sabato-5-aprile-2008-sulla-si

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ascolta su Radio Radicale l’intervista a Giampaolo Sbarra

http://www.radioradicale.it/scheda/250724/intervista-a-giampaolo-sbarra-sulle-elezioni-amministrative-a-treviso

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La campagna elettorale sta per finire, manca una settimana e mezza, poco più.

E noi tiriamo fuori dal cilindro due appuntamenti fantastici:

Venerdì 4 aprile alle ore 20.30 al MADAM di Treviso una stupenda cena con concerto, patecipate numerosi,

ma soprattutto

SABATO 5 aprile alle ore 17.00 in Piazza dei Signori comizio di MARCO PANNELLA a sostegno di Giampaolo Sbarra e della lista Treviso più Europa.

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Non è facile stare all’opposizione, in particolare quando la maggioranza è arrogante e strafottente. Non è facile starci per 15 anni mantenendo la determinazione nel fare la propria parte.

Non è facile starci quando ad ogni tornata amministrativa il progetto risulta progressivamente più frammentato, e i personalismi finiscono per prevalere sul bene comune. Le lotte per emergere sono spesso paradossalmente più estreme quanto meno “potere” reale c’è da spartire: se ce ne fosse tanto in qualche modo ci si metterebbe d’accordo.

Non è facile trovare qualcuno di nuovo, di vincente, che si esponga con la propria faccia e la propria reputazione quando la prospettiva è ragionevolmente quella di una sconfitta.

Non stupisce, quindi, che l’attuale opposizione cittadina non abbia un progetto unitario né tantomeno un candidato sindaco forte, al di sopra e al di là delle beghe di partito, il cavallo di razza capace di sparigliare davvero le carte.

Non stupisce.

Quello che è davvero stupefacente, però, è che oltre a questo non ci sia nemmeno un tentativo di incontrarsi, di mettere insieme le proprie forze, di contarsi, magari. O meglio, che di fronte a questo tentativo alcuni fischiettino, fingendo che la cosa non li tanga.

Quello che è davvero stupefacente è che non si sia riusciti nemmeno a costruire un tavolo del centrosinistra, un luogo di confronto.

 

La nostra città ha spesso meritato gli amministratori che la governavano, ma non credo oggi non meriti almeno una proposta alternativa.

Non ha importanza che lo scenario nazionale ci costringa a lavorare per le elezioni politiche, forse insieme a quelle amministrative.

Treviso si merita una chance, e possiamo ancora dargliela.

Meglio sarebbe stato poter organizzare le primarie, e dare la possibilità e la responsabilità ai trevigiani di scegliere il candidato sindaco, e di sostenerlo.

I tempi, oramai, difficilmente lo consentiranno, ma anche in mancanza di questo ci sono idee, ci sono progetti, ci sono energie. Le prospettive non sono completamente chiuse.

Davvero, però, oggi è opportuno che i perditempo si astengano dal legare le mani anche a queste energie. E’ bene che chi c’è possa cominciare –o continuare– a lavorare.

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