1. Sono nella mia cucina che cambio l’acqua ad un pescetto, che conservo dentro una caraffa opaca bianca e arancione. Il pescetto è piccolino, blu, piatto e con tipo dei frufru attorno, una specie di piccola manta. Ma bello. Lo sposto tra i piatti sporchi mentre lavo la caraffa (e penso che non deve starci troppo bene, visto che non si vede fuori), e mi accorgo di aver lasciato accanto al lavello un serpentello. Suppongo vada messo col pesce, e quindi lo prendo e lo metto in caraffetta anche lui.
E’ inutile dire che odio sia i pescetti che i serpenti…
2. Sono con un’amica, ma non comprendo chi, in una casa bellissima con un’enorme vetrata che da sul mare. A un certo punto vediamo in cielo lontanissimi dei paracadutisti, e tre ammarano a pochi passi da noi. Uno dei paracaduti, il primo, è arancione e lo pilota una donna. Uno dei tre ammarati si è ferito, e la mia amica gli porta dell’acqua mentre esce dal mare per curarlo. Io sono scettica, perchè mi chiedo perchè lo si curi con l’acqua. Ma tanto fa. Siccome gliene serve ancora, gliela porto io. Quest’uomo, sulla cinquantina, brizzolato, con i baffi, si mette a ringraziarmi e a parlarmi, ma non ricordo di cosa, e mentre mi parla mi tiene tra due dita il mignolo, o l’indice, non ricordo benissimo, della mano destra. E mentre mi parla io penso che questo contatto è molto strano, perchè dura a lungo, almeno una mezz’ora (nel tempo onirico), e comunque si tratta di una persona che non conosco, eppure non mi infastidisce, nè mi mette a disagio, anzi, ho la sensazione che tra questo contatto e il modo di parlare e la sua voce, questa persona mi tranquillizzi e mi rilassi.
Ma questa è una sfida!
Dal mio punto di vista il sogno iniziale è abbastanza chiaro, come lo è il ripetersi dell’acqua nei due sogni.
Acqua: aqua vitae, fons vitae.
Il primo sogno è un consiglio: cambiare l’acqua al pesce (farlo respirare) e permettere al serpente (legato alla terra, allo ctonio), di condividere il luogo del pesce: integrare la parte chiusa nella boccia, da cui vede appena e dove l’acqua stessa s’è fatta stagnante, con una parte più d’Ombra, direbbe CGJ, che può dare nuova energia, nuova vita. Il pesce sei tu, ma anche il serpente sei tu. Integrare e respirare.
Questo detto, come dice un mio amico, con il phon, cioè di corsa, ma se vuoi se ne può parlare di più.
E’ un sogno importante.
Prima di commentare, eventualmente, il secondo, sappi che quando mi sono svegliata ho pensato che l’uomo che mi teneva il dito non potevi che essere tu… Adesso rifletto su integrare e respirare, per intanto. Grazie. Un pescetto blu
Grazie per il tuo sogno.
Sogno n.3 Stanotte ho sognato che ero in una nave con un po’ di persone, e la nave batteva bandiera libica, e la guidava Gheddafi, lui in persona, ma più giovane. Attraversavamo l’Italia, e ci fermavamo in molti porti dove lui aveva delle commissioni da fare (e alcune corrispondevano a vicende oscure della storia d’Italia: a un certo punto ci fermavamo persino nel porto di Bologna…). Gheddafi era gentile, ma un po’, come dire, dittatoriale, con uno strano senso dell’umorismo. E io aspettavo una chiamata sul teledrin (???) che aveva un significato molto importante. Poi andavamo in cerca dello studio in incognito di qualcuno a Santa Bona. Mah, meglio evitare il fritto di sera, e anche i troppi chilometri in bici di giorno….
A proposito di questo sogno, forse hai proprio ragione. O magari, dopo il fritto, un single malt aiuterebbe.
Sogno n.4
Sono in un posto particolare, mi sembra una via di mezzo tra una scuola e un ospedale. La persona che mi accompagna, che potrebbe essere un insegnante o un medico, mi sta portando a vedere il posto dove devo stare, e lo chiama la stanza del 7. Quando entro ci sono molte persone, come fosse un asilo ma le persone che ci stanno (e che dipingono con le dita, giocano coi regoli) son tutte adulte. Andiamo a pranzo, che è una mensa nella stessa stanza, e io ho davanti del pollo, tagliato in 7 pezzi. il mio vicino ne ha 12. Comincio a pensare che essere lì non sia un buon segno. la persona che mi accompagna mi spiega che a pranzo stanno insieme contemporaneamente quelli della stanza del 7 e quelli della stanza del 12. Io vorrei dell’altro pollo, e chiedo al mio vicino se me ne da un pezzetto, dato che lui ne ha di più, io in cambio posso dargli metà del mio panino. E lui va in panico perchè, essendo della stanza del 12, i termini 2 e metà lo spaventano. Allora capisco che sono in manicomio. E non come visitatore
Sogno n. 5
(Complice facebook e le foto che le mie amiche postano su quando eravamo giovani scout)
C’è una messa con il Papa, quello di prima, non quello di ora, in una sorta di sua residenza estiva, che non è Castelgandolfo. Io mi rifiuto di andare alla messa e vado in un grande edificio, che forse è un ostello, sto al 5 piano e mi guardo attorno (il giardino della villa, che però è interdetto,l è bellissimo). da lì vedo anche le mie amiche che a fine messa giocano con una specie di scala altissima, che gira su se stessa a formare un quadrato, ma che non arriva da nessuna parte. E’ solo piantata lì. finita la messa raggiungo gli altri, e decido di arrampicarmi sulla scala ache io. QUando comincio a salire scopro che è ripidissima, ma soprattutto che non poggia su niente. Come le scale dei cimiteri, solo che non ha il pezzo dietro a sostenerla. Quindi ondeggia pericolosamente. In più, il “corrimano” non è rigido, ma flessibile, quindi quando arrivo a una decina di metri da terra comincio a spaventarmi, e cerco di restare in equilibrio ma a questo punto ho la stabilità di una persona su un ponte tibetano, e comincio ad avere i sintomi di un attacco di panico. Mi viene da piangere, mi manca l’aria, non riesco a muovermi, ho la nausea, finchè decido che più sto in alto peggio è, e scendo sti dieci metri praticamente di corsa, saltando i gradini, quasi in apnea.
Come tocco terra sto benissimo, come se non fosse mai successo niente, e mi metto a ridere e a scherzare con le altre ragazze
Sogno n. 6
Vivo in una casa in campagna, è una bella giornata di sole e esco in bici a comprare le sigarette. Noto che anche se fa freddo è arrivata la primavera, ci sono le mimose in fiore e gladioli di mille colori. Rientrando all’improvviso il cielo si fa nero, tuona, si alza un forte vento e tuona.
Arrivo a casa e trovo silvietta che è rientrata dalla notte. La casa è strana. Ha un grande portico davanti ingombro di cose, poltrone, divani, come se fosse un interno. poi ci sono le scale che danno alle camere, ma io mi fermo alle scale, di sotto invece c’è una cucina molto grande, di quelle di una volta, con il cotto ovunque, ma è ingombra di pentole sporche piene d’acqua (ed è anche sporca, tracce di terra al pavimento, tanto che mi dico che la dovrei pulire), ed è aperta da un lato dove affaccia su un altro portico, ingombro anch’esso.
Continua a diluviare, e io e Silvia spostiamo le cose nei due portici perchè non si bagnino. Addirittura a un certo punto l’acqua solleva dei liquami, e tutto il giardino si allaga di un liquido nero, che comincia ad allargarsi anche sul pavimento dei portici.
A questo punto c’è un acquazzone fortissimo, e io vedo un’onda di acqua pulita che arriva, e io la vedo coprire tutto e portarsi via lo sporco. Guardo il cielo e splende il sole.
Mentre cerchiamo di capire cosa si è rovinato (alcune luci che avevano i fili scoperti sono fuori uso) ariva Alberto, con la spesa, e in 5 minuti ha pulito e riordinato tutta la cucina, prepara addirittura tutti i sacchetti con la raccolta differenziata, e ci mettiamo a schiacciare tutte le prese per capire quali luci funzionano e quali no.
C’è molto lavoro, in effetti. Andrò a puntate.
Sogno n. 7. Non era un incubo, ma mi ha lasciato sconvolta ugualmente. C’era un mio amico, in quella che ho sognato altre volte essere casa sua pur se non lo è, disperato perchè sua nonna stava morendo. Allora abbiamo deciso di organizzare una festa nella sua casa in campagna per tirargli su il morale. Però la casa non era una casa, era una villa antica con un parco enorme e addirittura un viale d’accesso pieno di ristoranti, bar e negozi di souvenir. Ci saranno state 10 mila persone. Alla fine del viale c’era questa casa antica, con mobili antichi, dove di fatto però non arrivava nessuno.Io dovevo andare via alle 14.30, perchè avevo un appuntamento con la psicologa, e in casa c’erano due signore anziane che litigavano, e io e qualcun altro cercavamo di tranquillizzarle. Io cercavo disperatamente questo mio amico in tutto il parco, anche perchè dovevo dargli delle cose, ma non riuscivo mai a trovarlo. L’ho visto solo per un secondo durante una specie di rappresentazione teatrale, ma era seduto in prima fila e ci saranno state migliaia di sedie da superare per raggiungerlo. Allora sono andata a fare le valigie per andare via, anche un po’ incazzata, e mentre riempivo sti 3 borsoni (che non capisco perchè, visto che ero arrivata al mattino) di maglie e maglioni, mi ricordavo che l’appuntamento era spostato alla settimana successiva, quindi tornavo nel parco a cercarlo, ma continuavo a non trovarlo. Ogni volta che arrivavo da qualche parte lui se n’era appena andato. Nel frattempo ho scoperto che una delle signore se n’era andata, l’altra riposava, e che questo Parco si trovava a Benevento. Poi mi sono svegliata, e quando mi sono riaddormentata lo stesso segno è ricominciato, ma di questa parte non ricordo più nulla.
nei giorni scorsi ho sognato topi e ragni, li salto e passo direttamente al sogno n. 8
Stavo andando, di sera, in bici in città. Il passaggio a livello di San Zeno era abbassato, perciò mi son fermata, e accanto a me si è fermato un vecchio amico, Ennio. Prima sono passati dei treni assurdi, piccoli piccoli, come fossero quelli di legno dei bimbi, solo abbastanza grandi da andare sui binari, che però eran di ghisa arrugginita, vagoncini composti da blocchi di ghisa arrugginita. Poi è passato un treno merci di dimensioni normali, che trasportava quelli che sembravano spessi fogli di polistirolo, ma erano esposti sui lati, tanto che abbiamo dovuto abbassarci di schiena sulle bici perchè non ci colpissero. A quel punto un vagone aveva una specie di lampada in vetro che sporgeva, e che si è infranta su un cumulo di sterpaglia accanto a me, che ha preso fuoco (ma non un fuoco normale, quel fuoco semitrasparente che di solito provoca l’alcool). Mentre il mio amico chiamava i vigili io ho chiesto alle auto ferme se avevano un estintore. I primi erano stranieri, e non capivano una cippa, non si erano nemmeno accorti dell’incendio, la seconda era un signora con un bimbo e mi ha dato l’estintore portatile. Inizialmente il fuoco non si spegneva, poi si è spento e noi siamo in ogni caso rimasti lì a chiacchierare nell’inutile attesa dei vigili del fuoco.
Ale….
Io ho qualche idea, ma un lume da parte tua, lo sai, è sempre gradito!!!!
sogno n.9
Nella prima parte mi facevo portare in macchina a casa con dei borsoni da un vecchietto con la faccia da ergastolano, a un certo punto spariva con tutte le mie borse, ma io incontravo la buonanima coi capelli rasati e andavamo a volantinare (va beh, lasciamo stare…)
Poi però subentrava uno scenario molto diverso, probabilmente durante la seconda guerra mondiale, vivevo con molte altre persone in un palazzo enorme, dove a un certo punto arrivavano i “nemici” a sparare raffiche di mitra sul portone. A quel punto cercavamo tutti dei nascondigli. Con noi viveva un bambino che abbiamo praticamente murato vivo in un buco sul muro con delle feritoie per respirare, poi stavamo in una decina in una stanza enorme e dal soffitto altissimo piena di armadi vuoti, librerie, tutti mobili alti (ma comunque molto più bassi del soffitto), alcuni grandissimi altri delle dimensioni della colonna di una libreria, tutti messi in file al centro della stanza, nessuno addossato ai muri. Io cercavo di nascondermici sopra, ma questi mobili, alti e stretti, non erano stabili, e soprattutto chi ci stava sopra era assolutamente visibile a chi fosse entrato. E quindi continuavo, insieme ad altri, a spostarli e a cercare nascondigli improbabili.
Solo quando mi son svegliata ho pensato che avrei dovuto addossarli al muro per nascondermici dietro.
sogno n. 10
nella prima parte del sogno c’era una specie di ritorno di fiamma con un fantasma, e io non avevo il coraggio di dirlo a nessuno, perchè fondamentalmente MI VERGOGNAVO!!!!!
poi andavamo insieme con altri amici (uno dei quali morto da qualche anno) in un posto che non frequentiamo più dal 2003, che era in ordine, con pochi mobili, ma carino. peccato che si fosse uno strato quasi paleozoico di polvere, e mille borsine con dentro birra, the freddo in busta, TUTTE SCADUTE: e io mi mettevo a eliminare ‘sta roba, dicendo che dopo che questo nostro amico era morto nessuno si era più occupato di queste bibite. ma lui era lì, e si incazzava perchè non voleva che fossi io a buttare i vuoti, che lo avrebbe fatto lui il giorno dopo (cosa che peraltro faceva sempre)