Negli ultimi due anni ho pensato che Le braci, di Sandor Marai, fosse il libro della mia vita. Perchè leggerlo mi ha fatto pensare che le spiegazioni non sempre servono, non sempre aiutano, e a volte si possono vivere le cose senza dirle, senza aspettarci o chiedere spiegazioni. Paradossalmente, è un libro che mi ha aiutato a essere più lieve.
Poi, grazie a Luciano, mi è tornata voglia di leggere Trecavalli, di Erri De Luca, che avevo letto circa 10 anni fa, e mi aveva molto colpito, tanto da usarlo come indirizzo di posta elettronica, perchè lo avevo sentito molto mio.
Io però poi dimentico quello che leggo, conservo solo le sensazioni.
Ieri, in giardino, in compagnia della pioggia ho riletto trecavalli. E ho capito che quello è il vero libro della mia vita.
Perchè anche se 10 anni fa ero molto diversa da adesso, provavo cose molto simili, in particolare in relazione a certi aspetti della vita, a certi aspetti dei rapporti interpersonali.
E a distanza di 10 anni, nonostante il tempo e le condizioni siano in parte diverse, in parte più simili a quelle del libro, in parte molto più lontane, io sottolinerei gli stessi passi, che allora mi commossero e ora mi stordiscono, per quanto somigliano davvero a me.
Ho vissuto questo libro come un fratello, allora, e ora mi sembra uno specchio. E vorrei tanto rileggerlo tra 10 anni e ritrovare le stesse somiglianze, la stessa storia, me stessa.
Perchè le cose cambiano, gli alberi crescono e i fiori si recidono, ma la terra rimane. E questo libro racconta la mia terra, e un po’ del mio albero.
Grazie a Luciano per avermi fatto ritrovare un po’ di me.
E grazie a Erri De Luca, che pure ora non leggo più, per avere scritto qualcosa che mi assomiglia così tanto. La vita non è letteratura, lo so, ma la letteratura può essere un poco la vita.
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